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Ecofemminismo o barbarie: le illustrazioni della brasiliana Camila Rosa per CHEAP

Scritto da La Redazione il 23 giugno 2022

Foto di Margherita Caprilli

Ecofemminismo o barbarie è il nuovo intervento di CHEAP che incrocia stavolta l’approccio radicale all’ecologia e i suoi legami con la giustizia sociale attraverso la lente trans-femminista. Il progetto, coinvolto da ActionAid Italia all’interno del Festival della Partecipazione, è stato affidato all’illustratrice brasiliana Camila Rosa, fortemente legata alle riflessioni femministe e ambientaliste.

«Ecofemminismo o barbarie – dichiarano – pone all’interno del discorso ecologista la presa di parola femminista insinuando un’idea di giustizia che possa coniugarsi sia in ambito sociale che ambientale, unitamente, una come conditio sine qua non dell’altra».

I poster sono stati affissi in via D’Azeglio, via San Vitale, via San Felice, Strada Maggiore, Corte Galluzzi, piazza Aldrovandi, Nazario Sauro e viale Ercolani.

Venerdì 24 giugno alle 19.30 – all’interno del programma del Festival della Partecipazione e presso piazza coperta Umberto Eco – CHEAP e Camila Rosa, venuta appositamente in Italia, dialogano all’interno del talkReclaim: pratiche femministe tra arte pubblica e riappropriazione urbana”.
Iscrizione > http://www.festivaldellapartecipazione.org/il-programma-completo-2022/


DESCRIZIONE DELLE ILLUSTRAZIONI

Alleanze radicali” è una riappropriazione vitale di un pianeta da re-immaginare riassumendo azioni e visioni politiche di riappropriazione, lotta e salvaguardia di ecosistemi che non attingono solo alla comunità umana, bensì – come in un “Salto di comunità” – guardando alle strategie e sinergie di organismi come piante, funghi, animali e batteri.

Con “Cura integrale” si vuole allargare l’orizzonte dell’azione di cura come pratica post umana: la cura per il pianeta, le comunità umane e non umane diventa integrale, intera, integrante. Proprio come una “Sorellanza infestante” che connette i piani politici della giustizia ambientale e sociale con la critica al sistema economico e ai metodi di produzione, ai meccanismi di marginalizzazione e esclusione delle comunità sulla base del genere, della classe e della razza.

Partecipazione rizomatica” interpreta il colonialismo climatico come un atto di violenza contro il pianeta e la comunità umane e non umana e incalza sulla necessità di decolonizzare l’attivismo anche in ambito ambientalista. Da una parte, operando una “Riappropriazione indigena” e rimettendo nelle mani delle comunità le decisioni e le pratiche legate alla difesa dei territori, dall’altra producendo un cambio di paradigma relazione con l’ambiente e le comunità: una critica radicale dell’estrattivismo insito in ogni gesto del post capitalismo liberista.

Questo è il fulcro dell’ecologia radicale, in grado di “Generare tumulto” per produrre cambiamento.