Quella della 32esima edizione di AngelicA è “musica panoramica”. Così la racconta il suo direttore Massimo Simonini: «si sale su un monte, si vede una valle, a una certa distanza il mare, poi una montagna innevata; attraversando queste musiche, che descrivono tanti mondi, si colgono, nel loro insieme, altri aspetti che altrimenti nel contesto di musiche simili non si vedrebbero, non sarebbero così evidenti».
Il percorso verso la vetta che il festival internazionale dedicato alla musica di ricerca propone dal 7 maggio al 4 giugno 2022 al Centro di Ricerca Musicale/Teatro San Leonardo (e una tappa a Modena) è composto da 12 fermate, 12 concerti che cercheranno di “aprire la musica al pubblico e il pubblico alla musica”.
Si parte sabato 7 maggio alle ore 20.30 con uno dei più singolari compositori viventi, Christian Wolff (nel 1959, giovanissimo, era già membro della leggendaria New York School formata con Morton Feldman, Earle Brown e John Cage), che torna ad AngelicA insieme alla percussionista Robyn Schulkowsky e Joey Baron, il funambolico batterista dei Naked City e dei Masada di John Zorn e una speciale Angelica orchestrA, formata per l’occasione da docenti e studenti del Conservatorio di Bologna, guidati da Walter Zanetti. Il programma, dal tentetto al solo, ruota attorno a due brani composti appositamente per Bologna: Sveglia, per sette chitarre elettriche, e Roulette, per trio.
Altra protagonista assoluta di quest’edizione è Suzanne Ciani (giovedì 26 maggio), una delle pioniere della musica elettronica americana, avendo appreso l’uso del sintetizzatore modulare Buchla nel 1968 direttamente dal suo inventore, Don Buchla. Si esibirà con Improvisation on Four Sequences, nella quale abbina un Buchla 200e all’Animoog di recente invenzione, una performance quadrifonica per “quattro sequenze in sedici stadi”, elementi che hanno costituito il materiale grezzo dei suoi concerti fin dagli anni ‘70, ma che ogni volta vengono sottoposti a permutazioni di frequenza, improvvisazioni ritmiche e di spazializzazione, rendendo ogni esibizione di fatto unica.
Ci saranno anche i Matmos, noti per il loro approccio concettuale alla musica concreta e l’utilizzo delle fonti sonore più insolite (mattoncini della Lego, suoni chirurgici di liposuzione e implantologia, gabbie per topi, il tessuto nervoso amplificato di un gambero, coperte gonfiabili, ecc.). Dopo una residenza di tre giorni, il 29 maggio (alle ore 19 e alle ore 22) dli americani proporranno il loro nuovo concerto in esafonia, annunciato come una «forma ibrida e sperimentale […] che passerà attraverso gli stanchi cliché di cosa sia la musica attuale e, si spera, porrà domande su cosa potrebbe diventare».
Altro grande in cartellone è Anthony Braxton, compositore e polistrumentista, un autentico gigante della musica creativa degli ultimi cinquant’anni anni. Torna ad AngelicA con un’altra prima assoluta: Saxophone Quartet, di scena venerdì 3 giugno.
Di questo quartetto, per il quale Braxton sta preparando un repertorio di musiche inedite, fanno parte i suoi collaboratori di lunga data Ingrid Laubrock, James Fei e Chris Jonas, e l’evento verrà registrato, in vista di una pubblicazione discografica.
Per la prima volta in Italia, arriva anche il Seabrook Trio (mercoledì 18 maggio) formato da Brandon Seabrook, Cooper-Moore e Gerald Cleaver. Il gruppo produce un suono tattile, quasi psichedelico: i ritmi potenti della batteria di Cleaver, i drone e i graffi percussivi del diddley-bow di Cooper-Moore (strumento a una corda, da lui inventato, simile al basso), e la tagliente chitarra elettrica di Seabrook (definita “come un incrocio fra Sonny Sharrock all’epoca di Monkey-Pockie-Boo e i Sonic Youth nella loro fase più onirica”) si fondono nei loro concerti in improvvisazioni grintose e propulsive, dotate di una fisicità quasi tridimensionale.
Rappresentante del suono della nuova musica brasiliana sarà invece Amaro Freitas (martedì 17 maggio), il cui approccio percussivo al jazz è debitore tanto dei ritmi tradizionali nordestini − come il Maracatu afro-brasiliano o la frenesia del frevo e del baião −, quanto del suono dei propri idoli, come Thelonious Monk, Chick Corea o Gonzalo Rubalcaba.
Come ogni anno, non mancherà ovviamente la serata dedicata alle sonorità nordiche: mercoledì 25 maggio con la pianista e compositrice norvegese Ingfrid Breie Nyhus, impegnata negli ultimi anni in un originale progetto di (ri)composizione di forme musicali popolari tradizionali e Benedicte Maurseth, acclamata violinista e compositrice folk norvegese che presenta il progetto Hárr − ispirato all’esperienza del camminare sulle montagne della zona in cui è nata e all’ecosofia del filosofo Arne Næss −, nel quale l’uso di sonorità concrete (come lo scorrere dell’acqua e i suoni emessi dagli animali) è intrecciato a temi musicali e canzoni, a elementi di jazz e di minimalismo americano, e agli apporti di arrangiamento e improvvisazione dei suoi musicisti.
E, ancora, l’Orchestra Creativa dell’Emilia-Romagna diretta da Ernst Reijseger (20 maggio al Teatro Pavarotti di Modena), le molteplici possibilità espressive delle otto trombe dei The Monochrome Project (21 maggio), il tradizionale Momento Saggio del Piccolo Coro Angelico (30 maggio), la scatenata squadriglia di 12 musicisti dell’Orchestre Tout Puissant Marcel Duchamp (1 giugno) e la chiusura con il concerto dell’orchestra-collettivo ONCEIM (Orchestre de Nouvelles Créations, Expérimentations et Improvisations Musicales), che si esibirà su musiche di Éliane Radigue e Jim O’Rourke (4 giugno).