È ufficiale: i Portici di Bologna sono la candidatura italiana alla Lista del Patrimonio Mondiale Unesco per il 2020. È quanto ha deliberato il Consiglio Direttivo della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, riunito questa mattina presso la sede del MIBACT.
Cosa succede ora? Il Comitato del Patrimonio Mondiale, che si riunirà a Fuzhou (Cina) a fine giugno, valuterà la candidatura avviando un’istruttoria tecnica che dura circa un anno e mezzo e prevede varie fasi, tra cui sopralluoghi e colloqui con i proponenti, per decidere poi nel 2021 se iscrivere il sito nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO oppure no.
I portici presentati nella candidatura sono: portico del Pavaglione e piazza Maggiore, via Santa Caterina, via Santo Stefano e piazza della Mercanzia, via Galliera e via Manzoni, strada Maggiore, Baraccano, portico della Certosa, piazza Cavour e via Farini, Forno del pane, treno della Barca.
L’Italia (a pari merito con la Cina) è la nazione che conta più patrimoni Unesco, 55 siti, di cui 3 si trovano in Emilia-Romagna: Ferrara, città del Rinascimento, e il Delta del Po (del 1995), Monumenti paleocristiani di Ravenna (1996) e Modena: Cattedrale, Torre Civica e Piazza Grande (1997).
Diventare patrimonio UNESCO significherebbe, in particolar modo per i portici di Bologna, essere riconosciuti come un capolavoro del genio creativo dell’uomo, esempio straordinario di architettura e pianificazione urbana. La tutela e la conservazione del patrimonio resterebbe tutta a carico del Comune, ma ci sarebbe un’ulteriore spinta al turismo oltre alla possibilità di ricevere qualche migliaio di euro in più dal MIBACT. Proprio per questo motivo l’idea nuova è quella di candidare anche l’arte dello sfogline tra i patrimoni «immateriali» dell’Umanità, affiancandola a quelli già riconosciuti come la Dieta mediterranea o l’arte dei pizzaioli napoletani.