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Il CUA accusato di violenza di genere dalla REte Sotterranea Transfemminista

Scritto da La Redazione il 25 novembre 2024

Il Collettivo Universitario Autonomo è al centro delle accuse mosse da quella che si fa chiamare REte Sotterranea Transfemminista (REst), spazio virtuale nato per denunciare i casi di violenza di genere avvenuti all’interno dei movimenti e degli spazi politici che dichiarano di agire dal basso in più città d’Italia.

E proprio nelle strade della zona universitaria sono comparse nella notte alcune scritte sui muri che definiscono il CUA “covo di abusers e stupratori”.

“Dopo l’ennesima denuncia – scrivono – da parte di una compagna che ha subito violenza di genere da parte di un uomo del CUA (collettivo universitario autonomo) è arrivato il momento di rompere il muro di omertà su chi da anni è artefice o complice della violenza agita da parte di “compagni” all’interno dei collettivi di Bologna. Con questa azione facciamo esplicitamente riferimento al CUA, stanch3 della loro retorica ipocrita, che si fa vanto di portare avanti la lotta transfemminista, appropriandosene – proprio come fanno le istituzioni – ma che non fa nulla per dare concretezza a un lavoro di reale decostruzione e di indagine sul perché, da troppo tempo ormai, ci siano così tanti casi di violenza all’interno dei suoi spazi […] Oggi, 25 novembre, non possiamo restare zitt3 di fronte all’ennesimo caso di violenza subita e rimasta taciuta dentro al CUA, che non tarderà a presentarsi nelle piazze in cui si denuncia la violenza che donne, trans* e soggettività queer subiscono quotidianamente. Una pantomima grottesca che vogliamo venga smascherata e riconosciuta, perché siamo stanch3 di abbassare la testa di fronte agli stupratori, per dire che sì, chi violenta abita in primis i nostri spazi, spazi che vogliamo safer”.

Accuse alle quali il collettivo ha risposto di essere all’oscuro di quanto denunciato: “Quale denuncia? Quando una compagna è stata cacciata? Quale stupro taciuto? Siccome ci si riferisce direttamente al nostro collettivo, vorremmo che chi scrive ci dicesse quando avremmo deciso di allontanare qualcuna, e soprattutto chi sarebbe questo uomo che staremmo proteggendo. Perché, semplicemente, a noi non risulta. Siamo sbigottit3 e amareggiat3, nonché del tutto spiazzat3 […] Quella di oggi è una modalità di operare che ci sembra vada contro tutte le possibilità trasformative, svilendo, per fini che non riusciamo a comprendere, qualsiasi possibile processualità collettiva di lotta. Siamo dispost3 alla messa in discussione: cerchiamo di farlo ogni giorno.[…] È terribile anche solo l’idea, ma se si trattasse invece di voci oscure e falsità, la gravità sarebbe inaudita, perché ci spaventa la possibilità che una pratica fondamentale come quella della denuncia venga esposta in questo modo al rischio di essere screditata”.