Le chiamavano “Popolarissime”, veri e propri “casermoni” di periferia che verso la metà degli anni 30 furono destinati ad ospitare i diseredati del Baraccato (un ex ospedale militare fuori porta Lame) e le famiglie sfrattate dai borghi demoliti nel centro storico. Ce ne sono diverse tra Porta San Felice e Porta Lame, circa 500 alloggi separati da ampi spazi verdi che disegnano un “quadrilatero” identificato dalle vie Malvasia, dello Scalo, Pier de Crescenzi, Casarini. Qui, grazie a un bando per interventi di riqualificazione e rigenerazione urbana vinto dalla Regione Emilia-Romagna, nascerà un “Giardino della resilienza”, ovvero un grande giardino pubblico e didattico che reinterpreta in chiave contemporanea l’idea originaria di riproporre “condizioni di ruralità” nella città moderna, dotando cioè gli edifici residenziali, per le classi sociali più povere, di spazi aperti dove “prendere una diretta parte attiva alla coltivazione di una, seppur piccola, porzione di terreno” (cit. da “Il Comune di Bologna”, n. 5, Maggio 1937) per sperimentare oggi i principi del Piano di Adattamento ai cambiamenti climatici.
Il progetto vale circa 5 milioni di euro per metà finanziati attraverso il bando regionale (con risorse della Cassa Depositi e Prestiti e del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione) e l’altra metà da risorse comunali e recepisce quanto proposto dal progetto della Fondazione per l’Innovazione Urbana “Ri-gener-azioni popolari” che aveva partecipato senza esito al percorso del Bilancio partecipativo 2017. Gli interventi riguarderanno anche la riqualificazione energetica di alcuni edifici residenziali, con la sostituzione degli infissi e la razionalizzazione degli impianti.
«L’obiettivo – si legge nel comunicato – è quindi avere a disposizione un giardino aperto a tutti e un punto di riferimento che vada oltre gli abitanti del comparto. È previsto anche un intervento su un edificio che originariamente aveva una destinazione di palestra e in futuro avrà una destinazione multifunzionale. Per questo verrà avviato un percorso di partecipazione aperto alla cittadinanza che sarà gestito dalla Fondazione per l’Innovazione Urbana perché questa operazione di rigenerazione urbana recepisce le istanze e i bisogni di un progetto che l’anno scorso era tra quelli del Bilancio partecipativo ma non era stato finanziato».