Il Dimondi esisteva già. Si chiama così, infatti, il Torneo non competitivo di calcio a 5 che da otto anni propone un messaggio inclusivo, antirazzista, antisessista e contro le discriminazioni di ogni genere. Il torneo dal 2014 si svolge in parchi, giardini e centri sportivi della città portando sul campo persone di provenienze ed esperienze diverse.
Ma Dimondi, come ormai noto, è anche il nome scelto per il festival all’interno di Piazza Lucio Dalla curato da Estragon insieme a una rete di partner e associazioni.
«Ci sembra strano – scrivono – dover ricordare al Comune della nostra esistenza, poiché il Torneo Dimondi già diversi anni fa compariva a nostra insaputa tra le buone pratiche sportive del Comune stesso e che, sempre a nostra insaputa, è stato presentato al Parlamento Europeo da un* rappresentante della precedente (e dell’attuale) giunta comunale tra le iniziative messe in campo nel e dal Comune di Bologna».
«Permettere a chi vince un appalto di chiamare nello stesso modo un festival – continuano -, è un atto di appropriazione che ignora completamente le dinamiche e le iniziative informali che da anni permeano gli spazi cittadini. Giungiamo alla conclusione che, ancora una volta, nella “città più progressista d’Italia” si mette in atto una dinamica dicotomica che protegge e tutela le esperienze formali e dotate del marchio istituzionale, e sussume quelle informali e autogestite, sgomberandole, appropriandosene o – talvolta – dimenticando come si chiamano, a seconda delle necessità dettate dallo storytelling del momento».
«La piazza Lucio Dalla – continuano – costituisce solo l’ultimo tassello, ad oggi, di una grande opera di gentrificazione che ha l’obiettivo di “raccontare in un modo nuovo il quartiere”, a spese di quei presidi che, dal basso, tentano di farsi carico della marginalità e della liminalità che, in Bolognina più che in altri luoghi, esistono e continueranno a farlo».