Sabato 21 settembre a Bologna si è svolta la manifestazione di protesta riguardante il nuovo il disegno di legge sulla pubblica sicurezza approvato dalla Camera e volto principalmente per colpire il dissenso non violento. Ovvero: condanne fino a 2 anni per blocco stradale, fino a 20 anni per chi protesta in modo “violento o minaccioso” contro le grandi opere, fino a 7 anni per chi occupa un immobile, fino a 4 anni per resistenza passiva e molto altro. Il corteo, al quale hanno partecipato circa un migliaio di persone, è stato organizzato da Extinction Rebellion al quale hanno poi aderito anche Fridays For Future, Non Una di Meno, Bologna For Climate Justice, Cua, Plat Intervento Sociale, Comitato Besta, Làbas fino a Giovani Palestinesi. La manifestazione è partita dal parco Don Bosco nel quartiere San Donato, luogo diventato simbolo della lotta all’avanzata del cemento nel quale tre mesi fa la polizia ha caricato violentemente i manifestanti che si opponevano all’abbattimento degli alberi di uno dei pochi polmoni verdi del quartiere.
“Questo pomeriggio attraversiamo questa piazza per dire ancora una volta da che parte stiamo” – recita uno dei comunicati letti durante il percorso – “dalla parte di chi si oppone alla guerra e al genocidio in Palestina, dalla parte di chi rivendica il diritto alla casa, mentre nella nostra città i costi degli affitti continuano a crescere, vediamo intorno a noi una Bologna che cambia nella sua morfologia urbana e questo cambiamento invece che creare una città più bella e accessibile per tutte, discrimina ed esclude. Siamo dalla parte di chi rivendica azioni concrete per affrontare il riscaldamento globale, e le diseguaglianze che esso produce, di fronte alla crisi climatica non siamo tutte sulla stessa barca: c’è chi può affrontarla a bordo di uno yacht, e altre a cui al massimo viene gettato un salvagente.” E sul recente decreto di legge approvato alla Camera: “per aver deciso da che parte stare, nell’ultimo anno decine e decine di donne e uomini hanno subito violenza: manganellate, aggressioni, denunce, fogli di via, divieti di dimora. Noi siamo e saremo sempre dalla parte di chi rifiuta di imbracciare un fucile, di chi si batte contro il patriarcato e ogni forma di discriminazione. A coloro che in questi mesi hanno subito tutto ciò esprimiamo la nostra solidarietà e la nostra amicizia. La stessa solidarietà che vogliamo rinnovare con le popolazioni colpite dall’ennesima alluvione. Sono passati appena 500 giorni dalla catastrofe che ha travolto la nostra regione, e in questi giorni ci troviamo ancora una volta con l’acqua alla gola. E queste ultime giornate ci ricordano che assistere in silenzio al cambiamento climatico non è più possibile.”
Il corteo è poi terminato in piazza San Francesco senza incidenti.
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