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Inverno Fest: intervista ai Tiger! Shit! Tiger! Tiger!

Abbiamo chiesto a Diego Masciotti e Giovanna Vedovati di raccontarci la genesi di Corners, nuovo LP che sarà presentato a Bologna il 20 gennaio nella prima serata di Inverno Fest

Scritto da J Mastice il 16 gennaio 2017
Aggiornato il 8 febbraio 2017

Ciao Diego, ciao Giovanna, proviamo a fare questa intervista in forma di playlist. È passato un bel po’ di tempo da Be Yr Own Sh*t, primo disco della band su To Lose La Track nel 2008. Quasi dieci anni trascorsi dividendovi tra tour e studi di registrazione, immagino. Trovate che l’underground italiano sia in forma oggi come allora? C’è un disco di qualche nuova band italiana che state ascoltando in questo periodo?

Diego: In ambito chitarristico ci sono tante piccole realtà che meriterebbero di emergere purtroppo mancano gli spazi, il coraggio di confrontarsi e spesso si rischia di far esaurire il lato rock della “cosa” con un like al botox su Facebook. To Lose La Track in tal senso si è sempre contraddistinta per portare avanti la sua sfida con passione e tenacia tracciando una strada ben definita e insieme ad altre etichette (penso a Maple Death, Slimer, Miacameretta, ladysometimes ecc.), che pur muovendosi in territori differenti sono l’unica alternativa all’alternativa. Ora sto ascoltando il debutto di un gruppo di Foligno, gli Espada, che dal vivo merita davvero di esser visto.

Giovanna: Negli ultimi tempi sto ascoltando Labradors, Dags, Big Cream, Any Other, Flying Vaginas e Pop X.

Vi sentite a vostro agio nel nuovo mercato discografico, così come è stato stravolto dai social media? Vi capita spesso di scoprire nuova musica su Internet o vi sentite ancora legati alle tradizionali pratiche di fruizione che non possono fare a meno di club e negozi di dischi?

Giovanna: Il giusto atteggiamento è saper stare nel mezzo. Scopro nuova musica su Internet, così come sulle riviste cartacee. Ma non potrei mai fare a meno di andare a vedere un concerto, regalare o comprare un disco, in un vero negozio di dischi.

Diego: il punto di questa rivoluzione è che siamo sommersi da decine e decine di uscite ogni giorno e non abbiamo più legami forti con le band come nel passato. Sono innamoramenti molto labili. Non voglio fare troppo il nostalgico ma credo che avere sempre tutto a disposizione abbia tolto quel romanticismo di fondo che ci legava alla musica. L’attesa infinita dell’uscita di un disco o di un giornale non aveva prezzo. Infatti uno dei miei ricordi indelebili è quello di correre in edicola per leggere una recensione di Blatto su Rumore. Dall’altro lato le novità più interessanti le scovo quasi sempre su blog poco conosciuti o direttamente su Soundcloud.

Weird times: difficile contraddirvi. Nel videoclip di Garrett McCafferty che anticipa l’uscita di Corners ho contato almeno cinque tiri a canestro, tutti falliti, tutti scagliati da posizioni impossibili. E’ possibile leggere una sottile allegoria tra la storia raccontata dal regista e quella della band, trarne qualche indicazione sul vostro approccio alla musica?

Giovanna: a questa domanda risponderemo quando faremo canestro

Ma sbaglio o nello stesso clip…? “Corners” comunque è un disco bellissimo e per certi versi può essere interpretato come un punto di svolta per la band. Da dove nasce la scelta di registrarlo in presa diretta?

Diego: Suonare in presa diretta è sicuramente una scelta legata al fatto di ricreare in studio ciò che siamo sul palco e credo che con Corners siamo arrivati ad avere un sound riconoscibile. L’aiuto di Filippo del VDSS in tal senso è stato fondamentale, sa davvero come metterti a tuo agio perché non è assolutamente semplice registrare un disco intero di undici brani in cinque giorni scarsi, soprattutto quando durante la settimana sei concentrato su altro. Quasi non ci credevamo neanche noi! Per fortuna siamo stati abbastanza veloci e abbiamo trovato anche del tempo per fare un po’ di post-produzione e modificare dei brani in corsa prima che venissero registrati. Ad esempio uno dei nostri pezzi preferiti del disco, Highland Park, non è altro che Girls ascoltata al rallentatore: l’input è arrivato da Filippo durante un momento di pausa in studio, mentre Ettore (dei Flying Vaginas) ha trovato la parte di batteria più adatta al volo e ha scelto il tempo. La parte vocale è venuta subito molto spontanea e diretta e la settimana successiva l’abbiamo registrata da capo. Alla fine siamo rimasti tutti molto soddisfatti e concordo con te, Corners è il nostro disco più rappresentativo.

Giovanna: Abbiamo scelto di rimanere fedeli a un approccio e ad un tipo di suono che ci appartiene da sempre. Ci piace suonare come suoniamo nei live, perché è semplicemente quello che sappiamo fare.

CORNERS ARTWORK

2010, 2011 e 2015: già tre edizioni di SXSW, con la quarta in arrivo il prossimo marzo. Sembra esserci un rapporto speciale tra l’immaginario dei Tigers e il Texas, come (forse) è confermato dalla foto di Giulia Mazza per la copertina del nuovo album Corners, in uscita il 16 gennaio. Quanto è cambiato il festival dalla prima edizione cui avete partecipato? Ricordate un concerto in particolare a cui avete assistito, una band che neanche lontanamente è riuscita ad ottenere una simile attenzione dal pubblico europeo?

Diego: La prima volta siamo atterrati a Austin che quasi mi sembrava di essere su un altro pianeta, dopo un viaggio interminabile Foligno-Roma-Roma-Dallas e poi in auto fino alla meta. Luca ha scoperto i Survive (che poi ha prodotto), ci hanno annullato un live a causa di un mezzo tornado, abbiamo incontrato Michael Cera, abbiamo strappato una mezza promessa per esibirci l’anno successivo su un palco più grande, Giovanna è stata intervistata dalla BBC e hanno addirittura passato Whispers in radio: mi sono ritrovato sotto al palco della gente che cantava a squarciagola i nostri pezzi! Una sera poi decidiamo di dividerci, Luca e Giovanna a vedere i Joan of Arc mentre con Nicola ci imbattiamo in questo bar molto lontano dal centro tutta birra e biliardi. Una volta entrati ci accorgiamo di avere tutti gli occhi puntati addosso, probabilmente era un posto dove giravano sempre gli stessi tizi e quando decidiamo di andarcene scopriamo che da lì a poco si sarebbero esibite le Vivian Girls e altri gruppi del giro In The Red. Per come si era messa, è finita fin troppo bene…