454 film in 9 giorni. Se vi sembra troppo, forse non sapete ancora che Il Cinema Ritrovato è troppo da sempre. Dal 21 al 29 giugno, la 39ª edizione del festival della Cineteca di Bologna trasforma di nuovo la città nel Paradiso dei cinefili. Nove giorni di visioni, restauri, cult, riscoperte e cineconcerti che sembrano usciti direttamente dai sogni di un archivista visionario.
E il viaggio comincia anche prima: già dal 16 giugno parte il warm-up Verso Il Cinema Ritrovato, tra Piazza Maggiore e Cinema Modernissimo, e si prosegue fino al 6 luglio.
Incontri ravvicinati (con registi, pellicole, capolavori)
È un’edizione che più cosmopolita non si può: da Terry Gilliam, che torna in Piazza Maggiore con Brazil (per festeggiarne i 40 anni), a Jim Jarmusch, che sarà protagonista sia al Modernissimo sia in piazza con il suo Solo gli amanti sopravvivono. E poi Jonathan Glazer con La zona di interesse, Joshua Oppenheimer con The Look of Silence, Asghar Farhadi con Una separazione e Brady Corbet che presenterà L’infanzia di un capo e il suo nuovo The Brutalist in 70mm.
Occhi puntati anche su Coline Serreau, celebrata con una retrospettiva e in Piazza Maggiore con Tre uomini e una culla, e su Bob Wilson che porterà il documentario sul suo mitico The Civil Wars. C’è spazio anche per i maestri dell’immagine: Peter Suschitzky parlerà della sua carriera da The Rocky Horror Picture Show a A History of Violence.
E tra gli italiani, il festival accoglie Alice Rohrwacher, Francesca Comencini (con la rassegna dedicata al padre Luigi) e Altan, che ci porterà nella foresta brasiliana di Uirá, um Índio em Busca de Deus realizzato nel 1973 da Gustavo Dahl.
Le serate in Piazza Maggiore: cinema sotto le stelle e sopra le aspettative
Tutte le sere dal 16 giugno al 6 luglio (e poi oltre), torna anche il rito magico di Piazza Maggiore. La serata di inaugurazione del festival sarà con la spettacolare copia in pellicola 70mm di Incontri ravvicinati del terzo tipo, capolavoro fantascientifico diretto nel 1977 da Steven Spielberg. La partenza di lunedì 16 giugno è però affidata a Le avventure di Pinocchio di Luigi Comencini, passando poi per Qualcuno volò sul nido del cuculo (50 anni), Barry Lyndon (altro mezzo secolo da festeggiare), fino alla proiezione-evento di La febbre dell’oro di Chaplin (100 anni!) con orchestra dal vivo.
Una miniera di riscoperte: tesori emersi dagli archivi
Ci sono film che nessuno vede da decenni. O che si credevano perduti per sempre. È il caso de La goccia scarlatta (1918) di John Ford, ritrovato in Cile in un magazzino destinato alla demolizione. O di Petrolini disperato per eccesso di buon cuore, una delle due uniche apparizioni mute dell’attore, comico e drammaturgo romano. O ancora de La paura di amare, unica testimonianza filmica di Vera Vergani, grandissima interprete pirandelliana e dannunziana. Tra le perle anche La Esmeralda (1905), versione ambiziosa di Notre-Dame de Paris di Victor Hugo girata nel 1905 da Alice Guy, e l’omaggio a Friedrich Dalsheim con Die Kopfjäger von Borneo: il suo nome fu letteralmente cancellato da ogni copia del film quando i nazisti consolidarono il loro potere. Dalsheim si suicidò due settimane dopo la prima del film. Per decenni la sua opera è stata cancellata dalla memoria pubblica.
Cinema al femminile
Un festival che vede le donne al centro di una riflessione importante: una grande diva come Katharine Hepburn, “femminista, acrobata e amante”, come la definisce la curatrice della rassegna Molly Haskell; la già citata Coline Serreau, da riscoprire fuori dai confini francesi, dove è una celebrità; un’artista di culto come Niki de Saint Phalle, della quale vedremo l’esordio cinematografico, Daddy, un “film che si basa su archetipi familiari che noi vogliamo denunciare!”; registe come la danese Bodil Ipsen e la norvegese Edith Carlmar (protagoniste della rassegna dedicata al noir nordico degli anni Quaranta e Cinquanta) o l’ungherese Márta Mészáros, di cui vedremo tre cortometraggi realizzati a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, da cui emerge la sua grazia nel narrare le esperienze umane più fragili in forme nuove e non convenzionali.
Cineconcerti
Il cinema muto qui non è mai stato così rumoroso. O meglio: così musicale. 8 giorni di cineconcerti, dal mattino a notte inoltrata, al Lumière, al Modernissimo, in Piazzetta Pasolini, in Piazza Maggiore: più di sessanta séances di film “muti” accompagnati dal vivo da musicisti esperti in quest’arte preziosa che fa dialogare cinema e musica. Tra i tanti momenti imperdibili, La rosa di Stambul, trasposizione cinematografica dell’omonima operetta, in cui recita il leggendario soprano Fritzi Massary; The Salvation Hunters, esordio di Josef von Sternberg, accompagnato dall’affascinante trio di musicisti sperimentali composto da Matti Bye (piano), Laura Naukkarinnen (rumorista) ed Eduardo Raon (arpa); L’uomo con la macchina da presa di Dziga Vertov con il duo Maud Nelissen (piano) e Silvia Mandolini (violino); un programma di film di Méliès del 1905, commentati, come succedeva all’epoca, da un’imbonitrice, Julie Linquette; Les Misérables, la serie di Henri Fescourt, accompagnata al pianoforte da Neil Brand; la première della nuova partitura composta da Stephen Horne per The Garden of Eden di Lewis Milestone. In Piazza Maggiore due capolavori del 1925: Sciopero! di Sergej Ėjzenštejn, accompagnato dal gruppo coordinato da Stefano Pilia e Laura Agnusdei, e La febbre dell’oro di Charlie Chaplin, che sarà presentato con l’accompagnamento dell’Orchestra del Teatro Comunale diretta da Timothy Brock.