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La Zona Universitaria vista dai So Beast

Il duo racconta il suo quartiere preferito attraverso parole, immagini e musica

quartiere Zona Universitaria

Scritto da So Beast il 7 giugno 2021
Aggiornato il 8 giugno 2021

Erano le quattro del mattino al numero civico 124 di via San Vitale, si sentiva il profumo di curcuma, curry, garam masala e frittura. Nel periodo di Ramadan il palazzetto vecchio tre centinaia di anni, che una volta era un convento, prendeva ancora più vita. Di solito era l’appartamento all’ultimo piano a fare chiasso continuamente, fra mille inquilini ospitati, fuori contratto, viaggiatorx, artistx, studentx e festoni infiniti con la consolle sotto il letto a soppalco.

Fu proprio lì in via San Vitale che un coinquilino, dopo aver fatto la recupera al Mercato delle Erbe, trovò, appoggiato accanto a un bidone, un inginocchiatoio, uno di quei mobili di legno per inginocchiarsi e pregare. Trovò anche una dozzina di foto album, decorati stile rose bianche, amore eterno, da matrimonio, vuoti, con la carta bella spessa e ruvida, probabilmente il risultato di un appartamento svuotato, appartenuto a qualche persona borghese, vecchia, fedele, scomparsa, dato in affitto agli studenti ad un prezzo smisurato. Solo un riccone si sarebbe potuto permettere un inginocchiatoio personale, forse.

Quei fotoalbum diventarono degli sketchbook dipinti con acrilico, olio, pennarelli, che nascondevano e racchiudevano le storie dei verdurai, delle ferramenta, delle copisterie e dei bar cicchettari, delle aule universitarie occupate, da Strada Maggiore a via Irnerio, con un linguaggio sperimentale e spontaneo, un flusso di racconti istintivi, astratti. L’estetica delle strade del centro di Bologna e gli input visuali colorati, sbombati, dei portoni bolognesi taggati, pezzi sui muri e ritmo fuori qualsiasi canone del tempo, erano un parco giochi un po’ oscuro che unx studentx viveva nella libertà totale, fuori sede, passando le notti e le mattine tra le viuzze medievali.

Uno di quei fotoalbum di matrimonio si intitolava “So Beast” e fu esposto su quello stesso inginocchiatoio in una chiesa sconsacrata, all’interno di una mostra collettiva dell’Accademia di Belle Arti. La storia si immortala così e il nostro progetto, di musica quanto di attitudine, prende il nome, due anni dopo, da quello sketchbook. Qual è la morale di questo racconto sgangherato? Che il Centro Universitario di Bologna è un po’ come la vita: non va esplorato con una guida turistica, perché la magia, così bestiale, si rileva seguendo l’istinto.

So Beast sono Katarina Poklepovic e Michele Quadri, entrambi produttori, beat maker, musicisti e compositori di provenienze miste, al momento di base nella campagna vicino a Bologna. Nati dalla sperimentazione e improvvisazione libera, hanno esplorato sound e radio art, per poi prendere la direzione verso una forma musicale più definita, partendo dal live electronics intersecano elementi di musica contemporanea, hip hop, trap, psichedelia, post punk, pop, avanguardia ecc., per creare un estratto stilistico musicale unico ed elaborato. Il 25 maggio è uscito il loro nuovo singolo Multiplayer (Needn’t rec.) prodotto con Machweo.