Dopo quattro anni dallo sgombero, gli attivisti di Làbas sono rientrati nell’ex Caserma Masini per documentarne lo stato di abbandono e lanciare un messaggio al Comune che si appresta a concludere l’accordo di Cassa Depositi e Prestiti sulla destinazione d’uso delle ex aree militari tra cui anche la caserma Sani e Mazzoni.
“Oggi – scrivono nel comunicato -, mentre il tempo continua a consumare quello è stato un luogo di socialità, solidarietà e di organizzazione dei bisogni di migliaia di persone, in Consiglio Comunale si vuole approvare una delibera che ratifica l’accordo tra Comune e Cassa Depositi e Prestiti sulla destinazione d’uso di quest’area: alberghi, appartamenti privati, parcheggi. Si continua insomma a perseguire la strada della speculazione e della privatizzazione selvaggia, nonostante siano noti da tempo i vincoli della Soprintendenza che tengono lontani gli investitori e rendono quasi impossibile realizzare questi progetti. L’ex caserma Masini è infatti un luogo dal valore storico e culturale enorme, che appartiene all’identità antifascista di Bologna. Proprio per questo – continuano – vogliamo che finalmente si cominci a ragionare di quella che sembra un’utopia ma che invece è ciò di quanto più realista si possa fare: acquisire pubblicamente l’ex caserma Masini per restituirla alla sua gente, non a qualcuno e non al profitto. Cominciamo dagli usi civici temporanei, passaggio che si sta riuscendo a conquistare all’interno del dibattito istituzionale grazie alla spinta che abbiamo portato all’interno di quel livello di discussione, ma lavoriamo affinché il bene comune possa essere definito veramente tale. Il bilancio del Comune di Bologna lo permetterebbe, soprattutto con l’iniezione di fondi del PNRR. E’ questo che farebbe, al di là degli slogan elettorali, la città più progressista d’Europa”.