C’è finalmente un sito sul quale riversare il proprio malumore o entusiasmo, con tanto di date (dal 18 marzo al 26 giugno), luogo (Palazzo Pepoli), orari e prezzi di ingresso (da 8 a 13 euro). E un nome: Street Art – Banksy & Co. L’arte allo stato urbano.
La discussa mostra di Genus Bononiae curata da Luca Ciancabilla, Christian Omodeo e Sean Corcoran da oggi ha una sua forma propria. Finora l’avevamo solo immaginata, costruendocela a piacere attorno all’interessantissima discussione sugli “strappi”, le anticipazioni dei curatori, le critiche degli artisti e degli esperti e i discorsi da bar. Ed ecco quello che sarà.
Leggiamo:
La mostra Street Art – Banksy & Co. è un modo originale e unico per scoprire la storia dell’arte di strada nella New York degli anni ’70 e ’80, per capire che le città vivono e comunicano anche attraverso un sovrapporsi non regolato di parole e per apprezzare una selezione di opere che offrono un ampio campionario della street art degli anni 2000.
Le oltre 250 opere e i documenti, riuniti negli spazi espositivi di Palazzo Pepoli, raccontano una tappa importante della storia di Bologna e invitano i visitatori a scoprire un nuovo modo di guardare e di relazionarsi allo spazio urbano. L’evento porterà inoltre per la prima volta in Italia la collezione donata nel 1994 dal pittore statunitense Martin Wong al Museo della Città di New York: come mostra dentro la mostra che vuole individuare la New York del 1980, nella quale si potranno ammirare lavori dei più grandi graffiti writers e street artists statunitensi come Dondi White, Keith Haring, e Lady Pink.
Ma la mostra pone anche altri interrogativi: quali tracce di queste culture stiamo trasmettendo al futuro? Quali modalità e quali approcci sono da prediligere per salvaguardare questo fenomeno? Che ruolo avrà il museo in questa prospettiva? Emerge evidente l’esigenza di una ridefinizione delle politiche culturali nello spazio urbano, perché queste esperienze artistiche – oggi più di ieri – influenzano il mondo della grafica, il gusto delle persone, l’Arte intera di questo secolo.
Riguardo agli strappi, invece:
Il progetto di “strappo” e restauro, una sperimentazione condotta dal laboratorio di restauro Camillo Tarozzi, Marco Pasqualicchio e Nicola Giordani su alcuni muri bolognesi di Blu – uno dei dieci street artists migliori al mondo come riporta una classifica del The Guardian del 2011 -, quali il grande murale delle ex Officine di Casaralta (Senza titolo, 2006) e il murale della facciata delle ex Officine Cevolani (Senza titolo, 2003) destinati altrimenti alla demolizione, è parso come un’occasione propizia per una mostra che vuole contribuire all’attuale dibattito internazionale: da anni, infatti, la comunità scientifica pone l’attenzione sul problema della salvaguardia di queste testimonianze dell’arte contemporanea e della loro eventuale e possibile “musealizzazione” a discapito dell’originaria collocazione ma a favore della loro conservazione e trasmissione ai posteri.
E ancora:
A decenni dalla comparsa, il fenomeno socio-culturale del graffitismo urbano ha guadagnato una rilevanza unica nel panorama della creatività contemporanea e ha portato la città di Bologna, dagli anni ottanta a oggi, ad affermarsi come punto di riferimento a livello europeo: molti artisti – da Blu, a Cuoghi Corsello – hanno scelto proprio la città Felsina per lasciare il loro segno sui muri. Dal 18 marzo 2016 questa forma d’arte è raccontata nella sua evoluzione, interezza e spettacolarità nelle sale di Palazzo Pepoli – Museo della Storia di Bolognacon una grande mostra intitolata Street Art – Banksy & Co. L’arte allo stato urbano.
In attesa di altri dettagli, ecco anche una piccola gallery: