L’arte come strumento libero per sviluppare relazioni umane: da sempre l’associazione Serendippo ha basato la sua attività su questo postulato. Una convinzione che negli anni ha dato i suoi frutti nei tanti progetti di arte pubblica che hanno abitato la città e oggi trova anche una sua collocazione fisica, epilogo di una lunga e bella storia.
Prima di raccontarvela, partiamo dalla fine: il 29 gennaio alle h 19 in vicolo de’ Facchini 5/C Serendippo apre il suo nuovo quartier generale in quella che era la bottega di uno storico tornitore bolognese. Si chiamerà 5/C LAB, «un luogo di ascolto e produzione per il quartiere, intimamente legato alle strade che lo circondano, con una visione collettiva e pubblica dell’arte. Un laboratorio d’arte vivo».
Il gentil tornitore si chiamava Orlando Martello e alla sua morte nel 2018 lasciò scritto che il suo laboratorio fosse lasciato in uso gratuito a Serendippo, che secondo lui aveva finalmente portato alla strada un giro di persone “sano”.
Come si è arrivati a questo ce l’ha raccontato Etta Polico, partendo dal principio.
«Nel 2007 vincemmo, insieme ad altri 17 soggetti, un bando del Comune di Bologna che si chiamava Mambo e che voleva finanziare le imprese culturali. Una cifra di 70mila euro, in parte a fondo perduto in parte a tasso zero di restituzione. Tra le condizioni, però, c’era l’investimento di una cifra uguale da parte nostra e l’unico modo per averla era chiederla a una banca. Come garanzia presentammo proprio la vincita del concorso. Quindi prendemmo quel prestito di 70mila euro e procedemmo con tutte le attività presso Serendipità, in Vicolo de’ Facchini 2/2. Il problema fu che i soldi del Comune che non arrivarono mai a causa di errori di rendicontazione commessi dal Comune stesso e nel 2014 fummo costrette a chiudere. Dal quel debito non ci siamo ancora sollevate del tutto, tuttavia il legame con la strada è rimasto saldo».
In quegli anni Serendippo sviluppa quindi una serie di relazioni col vicinato, dal liutaio a Pizza Casa alla cartoleria, al laboratorio di tatuaggi Bodymarkings e con il tornitore, Orlando Martello, che si trovava poco più avanti di Serendipià, in Vicolo de’ Facchini 5/C.
«Con lui ci parlavamo tutti i giorni. Barbara provò in tutti i modi a cercargli un allievo che potesse portare avanti la bottega e chiese al Comune un modo di salvaguardare quella bottega storica. Purtroppo non ci fu nulla da fare, ma lui si affezionò molto a noi. Quindi dopo un po’ di problemi e ritardi eccoci qui grazie alla sua volontà di lasciarci lo spazio con un comodato d’uso gratuito».
Il laboratorio è ancora come Martello lo aveva lasciato: ci sono le sue macchine e utensili per ebanisti e tornitori: «Una persona molto esperta che conosciamo ha addirittura individuato degli utensili pre-rivoluzione industriale. Vogliamo lasciare molte cose dove sono e di tutto faremo un archivio. Stiamo fotografando e catalogando tutto, perché vogliamo lasciare delle tracce della sua presenza».
La serranda stessa è rimasta com’era, da quando era stata disegnata da Amalia Mora all’interno di Bologna al Muro, progetto di Serendippo del 2011.
Per l’apertura del 29 gennaio ci sarà una mostra con le foto scattate lì dentro da Matthieu Thouvard, Lou Nugues, e Marco Bruscolini, e una raccolta fondi per sistemarlo un po’, senza banche né piattaforme di crowdfunding, e a chi parteciperà in cambio sarà regalato un barattolo con la segatura raccolta durante le pulizie.
«C’è un intreccio di storie che è il senso che do al nostro lavoro, perché alla fine avevamo sempre investito sulle relazioni e questa è la dimostrazione che un tessuto umano esiste. Vogliamo perciò che diventi un luogo dove dove chiunque ha una progettualità possa metterla in pratica. Siamo aperte, come nello spirito di sempre, a tutte le proposte».