Era il 20 luglio 2005 e nel contesto di bè bolognaestate05, allo Stadio Dall’Ara di Bologna andò in scena una partita speciale, una partita fantasma. Era la performance Furlan/Numero 23, bizzarra operazione di smontaggio dei meccanismi del gioco e del tifo dell’artista svizzero Massimo Furlan presentata in quel caso da Xing.
Davanti a uno stadio spettrale e quasi vuoto, se non per alcune centinaia di posti in tribuna occupati dal pubblico, con la maglia numero 23, Furlan giocava in solitario, dopo averla imparata a memoria, l’intera finale dei campionati del mondo di Spagna 1982, l’ormai leggendaria Italia-Germania 3-1, senza compagni né avversari in campo, senza neppure il pallone. A fare la radiocronaca della partita in diretta c’era il celebre Bruno Pizzul, scomparso oggi all’età di 86 anni. Con estrema abilità e capacità di spirito, Pizzul commentava la partita di allora e quella che vedeva al momento, mentre il pubblico recitava se stesso, festeggiando le mitiche azioni di Tardelli, Rossi, Bergomi, Cabrini e di tutti gli altri e ascoltando la sua voce in diretta da Città del Capo – radio metropolitana e Radio Nettuno.
In una bellissima intervista di Fabio Acca, Pizzul raccontò: «È stato un modo per rievocare sensazioni e momenti di carattere soprattutto emotivo, che è un modo di interpretare il calcio piuttosto diverso da quello attuale, dove il calcio viene invece sottoposto a un tentativo di razionalizzazione assoluta, che forse tradisce lo spirito del gioco. […] Io avevo un monitor attraverso il quale mi venivano riproposte le fasi della partita. Furlan fungeva da dodicesimo uomo, quasi a materializzazione del suo sogno di far parte di quella grande squadra. Interpretava testualmente, in una forma di comunicazione quasi teatrale, quelle che erano le sue emozioni attraverso una partecipazione diretta. E’ chiaro che sotto ci stava una grande finzione, però il tutto funzionava. Questo mi è parso un tentativo molto interessante anche in chiave sperimentale.»
“Pizzul – recitava il testo del Premio speciale di giornalismo Nando Martellini che ricevette – non ha amato solo il calcio, ma lo abbiamo trovato dovunque ci fosse una bella storia da vivere, un’emozione da provare“.