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Sui colli di Brisighella un vecchio borgo è diventato il posto perfetto per la musica

Scritto da La Redazione il 14 dicembre 2021
Aggiornato il 15 dicembre 2021

Foto di Luciana Apicella

Nel cuore della Romagna, sulle fantastiche colline di Brisighella dalle quali è possibile scorgere già le morbide forme della Toscana, tra calanchi, vigne e ulivi c’è un piccolo borgo in pietra con dei vecchi casolari ristrutturati dove da qualche tempo il suono della natura incrocia armonico quello della musica. Si chiama Crinale ed è la creatura di Antonio Gramentieri, in arte Don Antonio, direttore artistico del festival musicale Strade Blu e musicista al centro di tanti progetti (vedi Sacri Cuori) e collaborazioni importanti. Crinale, già attivo come studio di registrazione, dal 2022 diventerà anche uno spazio residenziale che ospiterà non solo musica, ma anche gruppi teatrali, compagnie di danza, registi e fotografi, iniziative culturali e naturalistiche aperte al pubblico.

«È il tentativo – spiega Antonio – di intrecciare il meglio di modi solitamente separati di fare e fruire arte e cultura. Qui le nuove tecnologie incontrano il territorio e le sue specificità, l’analogico e il vintage, la natura e la cultura, l’ibridazione fra le arti e i saperi. Con le necessarie attenzioni, Crinale è e sarà un luogo per fare e fruire arte e cultura insieme, in compresenza. Per noi significa ribadire l’importanza di una sorta di artigianato, di un mestiere che la tecnologia può facilitare, ma mai sostituire. Il risultato per cui lavoriamo è creare esperienze condivise, prima ancora che prodotti».

«Sul Crinale» aggiunge Andrea Bernabei di Strade Blu che insieme ad Antonio porta avanti il progetto «è possibile curare i propri progetti in mezzo a una natura incantevole, senza pressione. Condividendo gli spazi, abitando un borgo antico, sedendosi a tavola insieme, mangiando cibo e bevendo vino prodotto a chilometro zero. Scoprendo luoghi e strumenti che raccontano storie».

Tutte le info su www.crinalelab.com

Le foto qui di seguito sono di Luciana Apicella