L’Ossario ai caduti Partigiani dell’architetto Piero Bottoni e la Sala del Colombario nel Cimitero della Certosa, una cabina telefonica in zona Murri, un tunnel per bici e pedoni in zona Savena e il porticato di alcune case Acer in zona Barca: sono i cinque luoghi al centro delle cinque composizioni di Ubi Consistam, il nuovo progetto della musicista e compositrice bolognese Laura Agnusdei.
Un lavoro che ha preso forma durante l’inverno del 2020, quando lo spazio pubblico era l’unico luogo di espressione che poteva permettere l’incontro tra musicista e ascoltatore. È nato così un inedito percorso acusmatico all’interno della città in grado di innescare una nuova consapevolezza delle potenzialità acustiche del contesto urbano.
Oltre al sassofono, strumento d’elezione di Laura, all’esperimento hanno preso parte anche il contrabbasso di Stefano Pilia, le percussioni di Enrico Malatesta, la tromba di Flavio Zanuttini e il clarinetto di Giacomo Bertocchi al clarinetto. Le riprese audio, ad opera della tecnica Azzurra Fragale, sono state fatte invece con svariate tecniche di microfonazione, raccogliendo di volta in volta specifici punti di vista sonori.
Ogni brano andrebbe ascoltato in cuffia visitando il luogo nel quale sono stati registrati i suoni strumentali di cui è composto. Un’esperienza multidimensionale pensata per essere accompagnata da un libro contenente le illustrazioni grafiche a cura di Giulia Polenta. La guida cartacea è edita, all’interno della collana “suono”, da viaindustriae, eclettica casa editrice di Foligno che ha curato in passato analoghi progetti transmediali.
Qui sotto Laura ci ha raccontato i singoli pezzi e le loro caratteristiche all’interno degli spazi.
Se comunque volete saperne di più vi rimandiamo alla presentazione del progetto di lunedì 13 dicembre in Salaborsa. Qui invece il link per l’acquisto.
Le foto sono di Bianca Peruzzi.
Monumento Ossario ai caduti partigiani – Cimitero Monumentale della Certosa
Flavio Zanuttini: tromba, tuba
Assedio, Battaglia, Ossa e Cenere, Ascesa.
Questi i nomi delle quattro sezioni del brano per tromba che è stato composto per questo luogo. Tre linee melodiche si insinuano scendendo le scale, per poi trasformarsi in proiettili e scoppiettii improvvisi: è il tempo dell’azione. Lo scatto vitale si sgretola poi in suoni decomposti, calano le tenebre con una profonda frequenza di tuba, a cosa è valsa la scelta se tutti siamo comunque destinati a diventare polvere? Nel buio non si riconoscono volti, non si leggono nomi. In lontananza però riappare la solita melodia. Questa volta non più sola, pronta ad intrecciarsi con altre, solo l’unione regala infatti la prospettiva aerea, l’ascesa promessa.
Sala del Colombario – Cimitero Monumentale della Certosa
Laura Agnusdei: sax tenore ; Stefano Pilia: contrabbasso
Questo brano è una seduta spiritica. Il contrabbasso rappresenta colui che è ancora in vita, il visitatore, mentre il sax è il fantasma, la persona cara che non c’è più, che riceve la visita. Tra gli incredibili echi che alcuni hanno potuto apprezzare durante il concerto di presentazione del progetto, si chiamano e rispondono in differenti modi questi due protagonisti. Con suono materico, concreto, ravvicinato, il contrabbasso, sempre nello stesso punto della sala, mentre mobile e aereo il sassofono è stato registrato solo con microfoni ambientali. Molti conoscono Stefano Pilia come chitarrista elettrico ma in realtà è diplomato al conservatorio come contrabbassista e sono molto felice si sia prestato a questo esperimento assecondando la mia necessità di adoperare solo strumenti acustici. La parte finale del brano è stata composta da Stefano, che ha utilizzato dei principi numerici tipici del suo ultimo lavoro di prossima uscita.
Cabina telefonica in via Adelaide Borghi Mamo
Laura Agnusdei: sax tenore
Ad un certo punto, mentre ero alla ricerca delle location, Azzurra Fragale, la fonica che ha seguito tutto il progetto, mi ha fatto notare che in quelle che avevo scelto mancava un posto piccolo, dall’acustica poco dispersiva. È lì che mi è venuta l’idea della cabina telefonica, tipo di luogo per il quale ho da sempre una grande fascinazione. Mentre stavamo registrando ne son successe di ogni, dal signore che si affaccia alla finestra per dirmi di “suonare una canzoncina” al tipo in attesa di poter tagliarsi i capelli che inizia a farmi foto e mi chiede se può taggarmi su linkedin. Quello che sentirete di rumori ambientali però viene soprattutto dal negozio di alimentari a fianco della cabina. In un certo momento si può udire chiaramente lo scambio di battute tra una signora che compra qualcosa e il proprietario che risponde “sono 5 euro”. Il brano è concepito in una maniera fortemente cinematografica: a un lento carrello che da lontano si avvicina alla cabina fino ad entrarci dentro, seguono dei “campi alternati” molto serrati che alternano prospettive interne ed esterne (alcune così interne che si tratta di suoni del telefono stesso), fino ad un psichedelico sfaldarsi che disorienta ogni punto di ascolto.
Portico Case Acer in via Gnudi
Enrico Malatesta: rullante, percussioni, pietre
Per registrare i suoni di questo brano mi sono affidata all’intuito di Enrico Malatesta, che per la natura del suo lavoro ha grande orecchio ed esperienza nell’esplorazione sonora degli spazi. Ho lasciato a lui carta bianca, senza sapere cosa avrei fatto dopo con il materiale. Il portico è caratterizzato da un forte effetto eco flutter, che si riesce a sentire molto bene anche solo battendo le mani. Tuttavia le due tracce dedicate a questo luogo non sono incentrate totalmente su questo aspetto, anche se esso è udibile e particolarmente interessante sui suoni più acuti e reiterati. La traccia “Lavori in corso” vede infatti come performer inconsapevoli degli operai edili al lavoro. Invece di disperarmi per la pulizia delle registrazioni rovinata da questi tonfi e dalle motoseghe in lontananza ho deciso di prendere “la testa” (ovvero la testa di manichino sulla quale erano montati i due microfonoi binaurali) e posizionarla proprio a metà strada tra lui e loro. L’illustrazione grafica di Giulia Polenta che accompagna questo brano vede la scritta “routine su routine” per tracciare un parallello tra il fatto che i condomini sono luoghi solcati da moltissimi “patterns” ovvero le routine giornaliere dei loro abitanti, e l’aspetto reiterativo è parallelamente presente anche nei suoni percussivi di cui si compone il brano.
Tunnel di Via San Pier Tommaso
Giacomo Bertocchi: clarinetto
Questo è l’unico luogo che mi era familiare anche prima di iniziare le registrazioni di UBI CONSISTAM. Non ci è stato possibile chiuderlo al passaggio di bici e pedoni, il brano è dunque il più affollato di suoni e quello in cui lo strumento interagisce con gli eventi sonori che accadono intorno a lui. Adoro quel momento in cui passano due bambini e uno dice a Giacomo Bertocchi “sciò sciò ciccio we we” e il fratellino se la ride ripetendo la frase. C’è solo un momento del brano che non è stato registrato durante la session con Giacomo e si tratta di un uomo che attraversa il tunnel urlando al telefono, in una lingua che non mi è chiara, anche se mi sembra di sentirci la parola greca “malaka”; si sente chiaramente il suono della sua voce cambiare all’uscita dal tunnel. Idealmente la forma del brano rispecchia una giornata di vita del luogo, partendo da suoni più dilatati che permettono di ascoltare le sue fantastiche risonanze disturbate solo dal passaggio furtivo di qualche macchina, fino ad un addensarsi di passanti nell’ora di punta, per tornare poi al silenzio della sera, che tante volte ho ascoltato ritornando a casa.