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Una cosa che ci manca: l’Osteria del Sole

Scritto da Gloria Scianna il 6 aprile 2020
Aggiornato il 7 aprile 2020

Foto di Fulltravel.it

Vicolo Ranocchi imballato di gente è una roba che oggi farebbe orrore. Ma come si fa a immaginare l’Osteria del Sole diversamente? Sin dal 1465, anno della sua nascita, non si ricordano tavoli vuoti e la sera riuscire ad entrarci senza struscio è sempre stato praticamente impossibile.

Ed è per proprio per questo che ci manca tanto, perché non c’è posto a Bologna che possa riassumere meglio il concetto di socialità, rara testimonianza vivente di quella vecchia città delle osterie che era in grado di accogliere chiunque, anziani, squattrinati, studenti, impiegati e viaggiatori, prima che il nome “osteria” diventasse una trappola per turisti.

Che è poi anche il motivo per cui ogni volta che arriva un ospite lo si porta subito lì, come fosse un monumento imperdibile; e per vedere la sua faccia quando davanti a pane, formaggio, salumi e olive comprati in Pescherie Vecchie ti chiede: “ma scusa possiamo mangiarle qui?”.

Qualche giorno fa ho provato a chiamarli, volevo prenotare come ogni anno per il mio compleanno a giugno; mi sentivo ottimista e fantasticavo – contro ogni evidenza scientifica – su alcune stupidaggini come la brezza estiva che spazza via tutto e sul buon vino capace di far scomparire anche le cose peggiori. Non hanno risposto e mi sono presa un po’ male. 
Quando potrò tornare a sgomitare alla cassa per l’ennesima bottiglia di pignoletto e farmi cacciare via mentre abbassano la serranda che non mi reggo più in piedi? Al momento nessuno può dirlo.

Però sì ecco, il momento in cui si potrà finalmente festeggiare me lo immagino un po’ così: calice che trabocca e Sole che splende.