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Voci sulla Biennale Musica

Il nostro strumento primitivo filtrato, elaborato, manipolato dall'elettronica e sul pentagramma è al centro della 65esima edizione, dal 17 al 26 settembre

quartiere Castello

Scritto da Fulvio J. Solinas il 17 settembre 2021

Joy Frempong

Foto di Florianaeby

Quando ci si spoglia di tutto rimangono due elementi fondamentali per fare musica: le mani e i piedi per tenere il tempo; più la voce, che è l’unico strumento di natura melodica di cui disponiamo. Avere voce, poi, dare voce, significa molte altre cose ancora. Quando le singole voci si uniscono, allora quei suoni “primitivi” iniziano a interagire, si può provare ad articolarli, organizzarli, per ottave, terze, quinte, quinte diminuite. Può venir fuori un gran casino, oppure una sublime armonia. Questi mesi infiniti di pandemia ci hanno spogliato di tante cose, molte erano inutili orpelli, altre erano necessarie e insostituibili. Scegliere la voce come punto chiave della direzione artistica di questa biennale ci sembra dunque un modo per iniziare a rimettere a posto le cose, un segnale profondo di ripartenza, di rifondazione. “Direzione”, nel senso proprio del termine, cioè quella cosa che si prende per andare da qualche parte, per muoversi dal punto a al punto b.

Chonglian Yu, I see the cloud in the water, installazione sonora Biennale College Musica

In questo caso si parte da venerdì 17 (scaramantici scansateve) e si arriva al 26 settembre. Anche quest’anno il Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale di Venezia, diretto per la prima volta dalla compositrice Lucia Ronchetti, si intitola “Choruses. Drammaturgie vocali” e offre il consueto “tour de force” tra i luoghi dell’arsenale, del centro storico veneziano e anche della Terraferma (confermando la positiva intuizione degli anni scorsi). Mettere al centro la voce significa anche poter intrecciare tradizione e modernità, andando così anche a raccontare uno dei futuri possibili per la città di Venezia. Concerti, installazioni sonore, opere processionali, performance sperimentali si snodano dalla Basilica di San Marco al Teatro La Fenice al Malibran, dagli spazi dell’Arsenale al Conservatorio Benedetto Marcello fino al Teatro del Parco Bissuola a Mestre, dove in particolare partirà (dal 22 settembre) la sezione “Solo Voice”.

Jennifer Walshe

“Le forme della vocalità sono molteplici e straordinarie” spiega Lucia Ronchetti “perché non sono solo le forme della musica classica e del repertorio, ma anche quelle della coralità popolare e delle forme musicali non scritte che hanno avuto un lungo sviluppo e una piena realizzazione in Italia, ma anche e soprattutto a Venezia”.

Ci sono quindi i lavori di compositori dell’ultimo mezzo secolo (Kaija Sariaho, Hans Abrahmsen, George Lewis, David Lang, Luca Francesconi; Sivan Eldar, Sergej Newski, Samir Odeh-Tamimi, Francesco Filidei; George Aperghis, Arvo Pärt, Sylvano Bussotti, Morton Feldman) assieme a vocalist e performer provenienti da differenti tradizioni musicali, contemporanea, jazz, folk, hip hop, ritmi afro, elettronica. Una pioniera della sound art come Christina Kubisch ha curato la composizione site specific Il viaggio della voce, nella Cappella Marciana nella Basilica di San Marco. Moving still – processional crossings (in programma il 23 settembre) è invece un’opera processionale ideata dalla compositrice Marta Gentilucci in collaborazione con quattro poetesse autrici dei testi inediti (Elisa Biagini, Irène Gayraud, Shara McCallum ed Evie Shockley): una metafora del camminare, che riguarda il bisogno, la volontà, il desiderio di andare altrove, verso le proprie radici per qualcuna, oppure verso il proprio linguaggio, o ancora verso un luogo o una persona, insomma da un punto verso quello successivo. Alla performance parteciperanno le 12 voci dell’ensemble francese Sequenza 9.3 diretto da Catherine Simonpietri, e le 22 voci selezionate dalle classi di canto del Conservatorio di Venezia Benedetto Marcello.

Zuli

La compositrice finlandese Kaija Saariaho riceverà Leone d’oro alla carriera, mentre ai sette solisti d’eccezione che compongono i Neue Vocalsolisten è attribuito il Leone d’argento. Accanto ai mostri sacri c’è spazio anche per i giovani compositori e performer selezionati per Biennale College: Maria Vincenza Cabizza e Manuel Hidalgo Navas presentano nuove scritture per ensemble vocale, Jack Sheen e Chonglian Yu due nuove installazioni sonore, Daniele Carcassi, Agita Reke, Xu Tong Lee tre performance sperimentali. Infine, l’Evo Ensemble, selezionato fra i giovani ensemble vocali italiani, sarà interprete di un concerto con composizioni a cappella. Il programma completo lo trovate qui,  merita di essere segnalata invece la sezione “solo voices” che sarà quella preferita di Zero.

Mercoledì 22 settembre
ore 21.00 – Teatro del Parco Bissuola (Mestre)
ZULI
live performance per voce ed elettronica

Venerdì 24 settembre
ore 21.00 – Ca’ Giustinian – Sala delle Colonne
ELINA DUNI
Partir
solo performance per voce, chitarra, percussioni, pianoforte

Sabato 25 settembre
ore 17.00 – Arsenale – Teatro alle Tese
JENNIFER WALSHE
Is It Cool to Try Hard Now?
solo performance per voce ed elettronica

ore 21.00 – Teatro del Parco Bissuola (Mestre)
JOY FREMPONG
Change and Chance
solo act per voce e live electronics

Domenica 26 settembre
ore 21.00 – Teatro Piccolo Arsenale
DANIELE CARCASSI
Zero

AGITA REKE
B-Network

XU TONG LEE
RADIOMANCER