Sono gli sguardi di Amparito, dall’Ecuador, di Matheew, dalla Colombia, di Jelena, dalla Serbia, e di Moustaou, dal Togo, gli Altri sguardi chiamati a raccontare la mostra attualmente in corso a Palazzo Grassi dal titolo Hypervenezia. Sabato 4 dicembre si svolge infatti la restituzione pubblica della terza edizione del workshop dedicato a migranti, richiedenti asilo, rifugiati politici a cui la fondazione Pinault offre la possibilità di diventare per un giorno mediatori culturali.
Racconteranno le opere in mostra attraverso uno “sguardo altro”, espressione di ispirazioni, suggestioni, punti interrogativi legati a culture e tradizioni lontane, spiegati attraverso il filtro dell’arte. Ciascuno di loro racconterà una storia a partire da una delle immagini di Mario Peliti autore della mostra fotografica sulla città lagunare. Da Venezia partono viaggi verso tutto il mondo, e ora, nei 1600 anni dalla sua fondazione la riscopriamo con sguardi differenti.
In questa narrazione multipla e rovesciata della mostra è il veneziano ad essere il pubblico, audience di storie uniche, tra le miriadi che la città ha accolto. Attraverso l’arte, allo stesso modo, conosciamo storie diverse, dal Cile di Pinochet alla caduta dell’ex Jugoslavia, passando per il Togo. Dalle difficoltà a imparare una lingua alla bellezza di sentirsi diverso e proprio per questo apprezzato. A partire dalle immagini di una Venezia immobile e in bianco e nero, ognuno dei quattro partecipanti racconterà una storia che ha origine altrove, in continenti, culture ed epoche diverse, ma che a Venezia sempre termina, rendendola ancora una volta, città ricca e accogliente.