No, non stiamo dando i numeri. Ma la matematica in questo caso mostra come, nonostante le difficoltà e le incertezze, Biennale Danza riesca a portare a casa anche quest’anno un programma ricco di appuntamenti, un crocevia di artisti, sensibilità e contaminazioni internazionali. AnD NoW! completa il quadriennio (ahimè, altri numeri!) di direzione della canadese Marie Chouinard e, nonostante la varietà delle proposte, sembra seguire un filo conduttore. La ricerca sul gesto inteso come unità spazio-temporale minima, come modulo-base del linguaggio coreografico viene affrontata a più riprese nei lavori dei giovani artisti coinvolti. Nati quasi tutti a cavallo fra anni Ottanta e Novanta concepiscono la danza come territorio fluido, come spazio d’indagine aperto alla contaminazione con le arti visive, che coinvolge persone, luoghi e occasioni lontani dai tradizionali.
Un “non allineamento”, una “ribellione” ai canoni evidente nella ricerca pluriennale del Leone d’Oro alla carriera di questa edizione, La Ribot, che presenterà Mas distinguidas, seconda serie dei Piezas distinguidas che raccoglie 13 (e ci risiamo!) delle brevi, fulminanti performance, che hanno reso celebre l’artsta spagnola. Il concetto di tempo e ritmo come chiave del rapporto fra corpo e musica è al centro della ricerca del Leone d’Argento Claudia Castellucci, che presenterà Fisica dell’aspra comunione, basato su brani di Olivier Messiaen eseguiti dal vivo dal pianista Matteo Ramon Arevalos.
La relazione fra il movimento e lo spazio-tempo in cui questo è inserito verrà esplorata, fra gli altri, in Times Take the Time Time Takes firmato dalla catalana Maria Campos e dal libanese Guy Nader, e nello studio a due Posare il tempo di Claudia Catarzi. La ricerca sul corpo, femminile e non, e sulle sue possibilità d’espressione e d’archivio è al centro di The Waves e Portrait of Frédéric Tavernini di Noè Soulier; di Legitimo/Rezo di Jone San Martín e Your Body is a Battleground (ispirato all’omonima opera di Barbara Kruger) di Adriano Bolognini. Il rapporto di co-determinazione fra movimento e musica verrà affrontato nelle opere di Lisbeth Gruwez Piano Works Debussy e Lisbeth Gruwez dances Bob Dylan. La storia della danza e il suo rapporto con l’arte e la mitologia sono gli spunti dei lavori di Matteo Carvone, Silvia Gribaudi (che rilegge il capolavoro canoviano delle Tre Grazie), Chiara Bersani e Olivier Dubois.
Anche quest’anno torna infine Biennale College, con due programmi di residenza, studio e produzione rivolti rispettivamente a 12 danzatori e 3 coreografi (sono gli ultimi, promesso!) internazionali. I primi metteranno in scena una creazione appositamente realizzata da Marco D’Agostin e due rielaborazioni del repertorio della direttrice Chouinard e di Xavier Le Roy. I coreografi realizzeranno invece opere originali che verranno presentate nelle ultime due serate del Festival.
La somma di Biennale Danza ‒ al netto della pandemia globale e della posticipazione di Architettura e Arte, moltiplicata per la varietà e la trasversalità del programma ‒ è dunque positiva: una formula oramai consolidata che sembra destinata a funzionare anche quest’anno.
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