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Come stanno le librerie indipendenti? | La Libreria delle Donne

Scritto da Greta Biondi il 4 marzo 2025

Bologna ha un po’ di febbre, ma come se la passano le sue librerie indipendenti? Ecco la nostra nuova rubrica a cura di Greta Biondi.


La Libreria delle Donne di Bologna è tante cose: uno spazio politico e di ricerca, una libreria indipendente specializzata in femminismi, un’associazione culturale, un progetto condiviso, un archivio.

La storia di questo luogo complesso me la racconta Daniela, presidente dell’associazione Alta Marea da cui è nato il progetto collettivo della libreria e volontaria da tanti anni. Mi dice scherzando che la loro è una storia più che altro orale, un racconto corale che inizia alla fine degli anni Settanta. Dopo la chiusura di Librellula, libreria delle donne fondata nel 1977 in Strada Maggiore, alcune sentirono il bisogno e l’urgenza di ricreare un luogo che, come quello, fosse un punto di riferimento e d’incontro per il femminismo bolognese. Così nel 1989 viene fondata l’associazione Alta Marea, principalmente costituita da insegnanti provenienti da collettivi femministi e, nel maggio del 1996, apre la Libreria delle Donne di Bologna in Via Avesella. Nel 2004 la sede si trasferisce in Via San Felice 16/A, dove la trovo io oggi.
Da allora, più di vent’anni fa, sono successe molte cose, dentro e fuori la libreria. Quella che è rimasta invariata, mi dice Elena, libraia subentrata alla precedente gestione nel 2015, è la matrice politica del luogo: «Questa libreria è prima di tutto un progetto condiviso, che è nato sul presupposto fondante dell’associazione e della rete relazionale con le altre realtà cittadine politicamente vicine come il Centro delle Donne, la Casa delle Donne per non subire violenza e tanti altri gruppi e associazioni con cui collaboriamo. Le persone che si sono prese cura di questo spazio negli anni sono molte, tra collaboratrici e volontarie che hanno dedicato e ancora dedicano un po’ del loro tempo in base alle diverse possibilità, così come io mi sono avvicinata nello stesso modo a questo luogo e continuo a svolgere una parte del mio lavoro, legata più alle attività dell’associazione, a titolo gratuito. Tutto ciò fa sì che questo sia uno spazio attraversato da diverse esperienze, vissuti e desideri in uno scambio che è anche intergenerazionale. Alcune sono volontarie storiche, altre sono studentesse che vogliono rimanere anche dopo aver finito il tirocinio, persone che hanno frequentato la libreria per un gruppo di lettura o altre attività e che desiderano avvicinarsi di più a quello che facciamo.»

Dunque questo è decisamente un luogo ibrido per definizione.

E: Sicuramente è un luogo particolare, perché siamo sia una libreria, e quindi un negozio con le sue necessità economiche di gestione, sia un’associazione il cui progetto culturale e politico si basa sulla divulgazione di voci e prospettive marginalizzate e silenziate da secoli, ancora oggi poco riconosciute, e sulla sensibilizzazione a una cultura di genere volta anche al contrasto alla violenza di genere. Alcune di noi hanno fatto parte di Non una di meno, con cui continuiamo a collaborare per varie iniziative, e ogni anno siamo felici di poter contribuire all’organizzazione dei pullman per la manifestazione nazionale contro la violenza di genere che si tiene a Roma, rendendoci disponibili come punto vendita dei biglietti.

Immagino quindi che anche i libri presenti qui rispecchino in qualche modo questa vostra matrice politica: tenete ancora esclusivamente libri di autrici donne o che si identificano come tali? E ancora: prevale la saggistica sulla narrativa?

E: Nel tempo sicuramente molto è cambiato, compresa una certa visione femminista che nella gestione precedente era molto distante da quella attuale, completamente orientata a un transfemminismo intersezionale. Per questo in libreria trattiamo autrici e autor* e siamo specializzate in testi di saggistica femminista che oggi sono sempre più legati a tematiche lgbtqia+, antirazziste, decoloniali ed ecologiste. Teniamo però ovviamente anche tutti gli altri generi: poesia, illustrati, fumetti e narrativa che si basano sugli stessi presupposti, e negli ultimi anni sono comparsi anche alcuni titoli che nascono come riflessione maschile sui temi del transfemminismo, del sessismo e della violenza di genere, che anche molti ragazzi ricercano per un confronto con un pensiero maschile diverso rispetto ai modelli dominanti.

Mi guardo intorno ed effettivamente ha un certo impatto visivo essere circondata quasi esclusivamente da autrici donne, da una sorta di genealogia letteraria al femminile che ti guarda e si fa guardare dagli scaffali e sui tavoli. Mi colpisce più che altro la varietà: dato che la letteratura di genere viene spesso vista come monolitica, come se avessimo tutte gli stessi immaginari, gli stessi desideri e facessimo tutte gli stessi pensieri per il solo fatto di condividere il genere, dà un certo gusto smentire così questa falsa credenza. Il paesaggio letterario attorno a me è amplissimo, e soprattutto mi ricordo che non è solo per le bambine, le ragazze, le donne, le anziane, ma per tutt*.

Secondo te, in cosa si differenzia oggi una Libreria delle Donne come la vostra dalle altre librerie generaliste, anche indipendenti, o dalle vendite online, in cui sono sempre più reperibili libri specifici sul tema?

E: Le librerie delle donne, nate dagli anni Settanta in poi, sono librerie specializzate e, anche se autonome per quanto riguarda la scelta dei testi e la gestione, condividono lo stesso presupposto per cui generalmente sono presenti solo testi di autrici, per qualcuna anche di autor*, e la selezione avviene sulla base di temi specifici. Ad esempio, noi abbiamo una sezione dedicata interamente alla violenza di genere, ai femminismi, alla psicologia, alla filosofia e alla pedagogia da un punto di vista di genere; e una selezione di libri per l’infanzia pensata per decostruire gli stereotipi, che difficilmente si trovano in altre librerie. Perciò cerchiamo di offrire una selezione editoriale altrimenti poco visibile o non facilmente reperibile. Un segno di questa attenzione si declina anche nella messa a disposizione di testi fuori catalogo e di pubblicazioni particolari, di un archivio storico di riviste e atti di convegni su tematiche femministe che è possibile consultare.

Chi è quindi in generale la/il cliente tipo, o forse è meglio parlare di frequentatrici e frequentatori?

E: La clientela che frequenta la libreria è cambiata molto nel tempo, e oggi mi sento di dire che è decisamente più giovane. Continuano a venire le signore del quartiere, insegnanti, frequentatrici e frequentatori abituali, però la maggior parte sono ragazzi e ragazze, studentesse e studenti universitari, ma anche delle superiori. Credo che questo sia dovuto in parte al momento storico che stiamo vivendo, di attenzione crescente ai temi transfemministi, di ripubblicazioni di autrici simbolo, di titoli femministi diventati nel tempo di ‘culto’, o in certi casi anche ‘di moda’. Comunque è una clientela molto varia, e questo ci fa piacere.

Quale relazione pensi che possa avere un posto come questo con la zona in cui siete adesso e con la città di Bologna in generale?

E: A Bologna, e in questa zona, ci sentiamo bene. In molti riconoscono il valore e la necessità di un luogo come questo per la città e per tutti. Dal canto nostro, ci apriamo spesso e ci leghiamo alla cittadinanza con eventi e occasioni di incontro aperte a tutt*. Certo è che ultimamente notiamo come in città sia sempre più difficile, al di fuori dei nostri circuiti, trovare spazi liberi e gratuiti in cui poter organizzare attività culturali che non siano legate al consumo. In questo senso, come molte altre realtà, abbiamo notato negli anni un deciso cambiamento di rotta per quanto riguarda l’accesso a spazi dedicati a chi organizza eventi culturali gratuiti o semplicemente a forme autogestite di socialità che costituiscono la vera resistenza rispetto al tanto citato degrado. A questo proposito, un esempio lampante in questo momento è la situazione di La Casa del Mondo in Bolognina – Adjebadia, piccola associazione senza scopo di lucro ma che fa un grande lavoro sociale, culturale e di presidio che rischia continuamente lo sfratto dalla minuscola stanza in cui ha sede. In questi casi mi chiedo dove sta la volontà politica di questa amministrazione, qual è l’idea di sicurezza che viene portata avanti.
Ad ogni modo, l’unico momento davvero negativo e pesante che mi viene da raccontarti è legato a un episodio di qualche anno fa quando abbiamo subito un attacco da parte di una costola femminile di Forza Nuova, Evita Peron in occasione di una rassegna che stavamo organizzando sulla letteratura per l’infanzia che parlava di varianza di genere. Ci hanno transennato la vetrina durante un blitz notturno e hanno attaccato volantini minatori e offensivi sulla serranda chiusa, tra l’altro nello stesso periodo in cui anche la Casa delle Donne per non subire violenza ha subito un attacco da parte dello stesso gruppo fascista. Nessun danno, per fortuna, anzi, l’effetto che questo gesto è riuscito a scatenare è stato un grande sostegno da parte del quartiere e della città che nemmeno noi ci aspettavamo, con tantissime persone che sono passate in libreria a darci solidarietà o che ci hanno lasciato un biglietto scritto per dirci quanto siamo importanti per il territorio. Questo episodio ci ha fatto riflettere su quanto sia effettivamente politico il tipo di lavoro culturale che cerchiamo di portare avanti.

E poi, immagino faccia sicuramente piacere constatare come, anche le camerate più rigide, abbiano compreso in qualche modo che i libri possono essere, per fortuna, importanti  e ‘pericolosi’. Ma siamo alla fine anche di questa intervista e quindi: Libreria delle Donne, come te la passi?

E: Posso dire che teniamo duro, ci adattiamo, ci rimoduliamo, cerchiamo di essere attente al presente e alla cura delle relazioni tra di noi e con l’esterno, teniamo ai rapporti con le case editrici che riteniamo a noi eticamente e politicamente affini per pratiche e temi per far sì che si crei quel circolo virtuoso di collaborazione tra piccole realtà fuori dai grandi circuiti dell’editoria. In tutti questi anni ci siamo sicuramente ritagliate uno spazio di sopravvivenza e di continuità e sentiamo di svolgere un lavoro importante. L’anno prossimo compiremo i nostri primi 30 anni e pur tra qualche difficoltà, dovuta anche allo scarso interesse politico per l’editoria che registriamo in questo momento, andiamo avanti.