Dal 20 al 22 novembre torna a Ravenna il Transmissions Festival, che quest’anno rende omaggio a Deserto Rosso di Michelangelo Antonioni, film-culto del 1964 girato in città e divenuto nel tempo un punto di riferimento per musicisti e artisti di tutto il mondo.
Con la direzione artistica di Chris Angiolini e del team Bronson, la rassegna inaugura un nuovo corso triennale basato su un asse tematico che guiderà le prossime edizioni, abbandonando la formula delle curatele esterne (che negli anni scorsi avevano coinvolto figure come Marta Salogni, Kali Malone e Moor Mother). Qui il programma.
Per arrivare preparati ed entrare nel mood cinematografico dell’evento abbiamo chiesto a Chris Angiolini di consigliarci otto film da “ascoltare”. Ecco cosa i suoi preferiti.
Stalker (Tarkovskij, 1979)
Ambienti industriali contaminati come metafora di ricerca spirituale e disagio esistenziale. La Zona è insieme rovina post-apocalittica e proiezione psichica. La colonna sonora ambient di Artemyev opprime, ma sono i silenzi e i rumori della Zona (gocce, vento, metallo) a creare la vera angoscia.
Eraserhead (Lynch 1977)
I paesaggi industriali lynchiani (fabbriche, centrali elettriche, zone contaminate) hanno la stessa carica perturbante delle raffinerie di Antonioni. Non sono solo scenografie ma entità che emanano un malessere straniante. Sound Design che crea un disagio costante, un vero incubo sonico.
Atlantide (Ancarani, 2021)
Il regista ravennate che sarà presente a Transmissions, non poteva mancare in questa lista con il suo film più ambizioso dove rivela il lato notturno e marginale della città di Venezia seguendo le vite e i rituali di adolescenti emarginati tra le zone portuali, i capannoni trasformati in discoteche in quella laguna che di notte diventa spazio alieno. Rigorosità formale che diventa viaggio psichedelico con Lorenzo Senni in colonna sonora.
The Girl with the Needle (2024, Von Horn)
Lo inserisco soprattutto per la colonna sonora di Frederikke Hoffmeier (Puce Mary), che nella sua discografia ha anche un brano intitolato proprio Red Desert. Le sue composizioni industrial/noise creano un tappeto sonoro opprimente che trasforma la Copenaghen storica in incubo sensoriale E Karoline, come Giuliana, è una donna schiacciata da forze più grandi di lei – economiche, sociali, psichiche.
Paris, Texas (Wenders, 1984)
Deserto come dissociazione psichica e incomunicabilità. Wenders condivide con Antonioni l’ossessione per i paesaggi come stati d’animo. Entrambi i protagonisti (Travis e Giuliana) sono figure alienate che si muovono come fantasmi in ambienti ostili. C’è la stessa impossibilità di comunicazione autentica. Colonna sonora di Ry Cooder e penso già a Micah con le chitarre di Asso.
Kairos (Destoop, 2012)

Con la colonna sonora del trio Oren Ambarchi, Randall Dunn & Stephen O’Malley non poteva certo mancare in vista di questa edizione sonico/cinematica di Transmissions. Kairos è un film sul deserto, come geografia fisica, come paesaggio mentale ma anche come immagine residua dell’ideologia.
Safe (1995, Haynes)
Carol è letteralmente Giuliana trasportata nella California suburbana degli anni ’80: stessa ipersensibilità al mondo circostante, stesso malessere che nessuno riesce a nominare, stessa angoscia che è insieme psichica e ambientale. E Haynes ha la stessa freddezza formale di Antonioni, quella distanza che rende tutto ancora più insostenibile e uno straordinario uso del colore.
Father Mother Sister Brother (Jarmusch 2024)
Come dimenticare Jim Jarmusch, che qui con i suoi SQURL omaggia Antonioni con un brano intitolato Il Deserto Rosso. Un film che non ho ancora visto e che immagino si adatti perfettamente alla rarefazione antonioniana, in una New York ridotta a spazi vuoti, silenzi e routine meccaniche. Bellissima soundtrack con Anika protagonista. Ci vediamo in sala.