Un volto di profilo, appena abbozzato, l’opera di uno dei più importanti artisti contemporanei cinesi. Nei primi anni 90 lo si poteva incontrare anche per le strade di Bologna, tra le decine di graffiti che popolavano la città. Era il segno di Zhang Dali, scappato con sua moglie (bolognese) da Pechino dopo i fatti di Piazza Tenanmen. Un segno che oggi continua a girare nei più importanti musei e gallerie di tutto il mondo, simbolo delle enormi trasformazioni che hanno cambiato il volto della Cina degli ultimi 30 anni.
Fu proprio a Bologna che Dali scoprì per la prima volta la street art, portandola poi in patria e diventando di fatto il primo street artist cinese. Lì, sulle rovine delle costruzioni abbattute dalla furia della crescita economica, tracciò a partire dal 1995 quel profilo che poi demolito diventava una finestra sullo stridente contrasto tra tradizione e contemporaneità.
Contraddizioni che sono sempre state al centro di tutta la sua arte e che dal 23 marzo al 24 giugno 2018 è possibile ammirare a Palazzo Fava grazie a Meta-Morphosis, la sua prima antologica italiana. 220 opere tra sculture, dipinti, fotografie e installazioni che continuano ad aprire uno squarcio sulle conseguenze la rapida “metamorfosi” ha avuto sulle persone.
Così, oltre al ciclo di fotografie Dialogue and Demolition che documentano il periodo dei graffiti (arte poi abbandonata), troviamo i calchi di persone reali di One Hundred Chinese; i grandi dipinti della serie AK-47 dove la sigla del kalashnikov ripetuta forma volti senza espressione, critica all’imposizione della cultura sovietica del collettivismo; i lavoratori migranti scolpiti nel marmo proprio come gli antichi eroi nella serie Permanence; la monumentale installazione Chinese Offspring, con un gruppo di sculture in vetroresina appese a testa in giù a simboleggiare la mancanza di controllo di un popolo assoggettato ai meccanismi produttivi dalla Cina post-maoista.
Orari: da martedì a domenica ore 10-20
Informazioni: https://genusbononiae.it/mostre/zhangdali/