Le cerimonie di laurea con i parenti costretti a partecipare solo attraverso una diretta streaming sul canale youtube di Ca’ Foscari ci proiettano in un futuro alla “Black Mirror”. Forse non ce n’eravamo accorti ma ci siamo già dentro. Le immagini parlano da sole e vanno a ritrarre un esercito di giovani laureati, stretti a coorte, in Piazza San Marco, scansionati, incasellati. Qualcosa non quadra. Per effetto delle norme anti-covid la festa american style immaginata qualche anno fa dall’ex rettore Carlo Carraro non è più la stessa.
I giovani laureati non sono più così stretti: il loro scudo è una mascherina, il loro posizionamento è distanziato. Il loro futuro, il nostro futuro è più incerto che mai. Sembrava un plot destinato a rinnovarsi anno dopo anno: gli economisti proiettati nel magico firmamento del business, i linguisti nelle magiche opportunità del mondo globalizzato e gli umanisti nel magico mondo della disoccupazione. Quelle certezze formative ora non sono che un lontano ricordo. Questi ragazzi diligentemente seduti e distanziati, hanno una sfida in più, rispetto a chi li ha preceduti. E questo vale soprattutto se vorranno continuare a vivere la città che fa sfondo alla loro laurea. Che si tratti di una cesura netta lo testimonia, per coincidenza, anche il passaggio di testimone tra il rettore uscente Michele Bugliesi e la nuova rettrice Tiziana Lippiello, la prima donna alla guida dell’ateneo veneziano. Ma questo articolo non vuole parlare dei “Laurea Days”, di ieri e oggi. Ci basta ricordare che 520 più 520 più 520 studenti del triennio (sui 2148 delle ultime sessioni) hanno lanciato tra ieri e oggi il loro cappello di laurea. Le immagini di queste cerimonie ci appaiono così potenti ed evocative da superare la didascalica narrazione dell’evento e della sua retorica.
Diciamolo come nota a margine: in un paese e in una città fatalmente ammorbati dalla gerontocrazia, sentir dire per l’ennesima volta ai neolaureati che saranno la “futura classe dirigente” inizia ad essere una previsione poco attendibile. Eppure, più forte dell’inevitabile ipocrisia istituzionale, queste immagini così diverse dal solito, cosi ieratiche, al tempo stesso così nuove, nei dettagli, e così vecchie nel setting, tanto da sembrare un vecchio quadro di Gentile Bellini, ci spingono a riflettere su quali siano le trasformazioni che ci attendono all’ombra delle paratie e dei mosaici di San Marco. Un contesto, e qui torniamo a ciò di cui si occupa più compiutamente la nostra testata Zero Venezia, che sotto una coltre di nebbia autunnale nasconde ancora un brulicante labirinto di opportunità e segreti, dentro alle istituzioni e fuori, soprattutto fuori. Ai ragazzi che si sono laureati, non possiamo che raccontare un futuro a breve termine, quello del fine settimana fatto ancora di bellezza, riflessione, incontro, invitandoli a diventare davvero protagonisti stando fuori dalle loro camerette. Una riflessione sul mercato dell’arte alla Galleria A+A durante la quale sarà possibile scambiare opere e pensieri, un vecchio vaporetto attraccato al Lido trasformato in una performance di live coding, il compleanno della libreria Marco Polo, il Leofanti Film Festival, gli eventi al Marciano e all’associazione Awai, la partenza della stagione al palazzetto Bru-Zane, la settimana dello Schermo dell’Arte Film Festival e un mucchio di altre cose che stanno per accadere. Vogliamo ancora piazze piene, assembramenti veri, cultura, passione e pacifiche invasioni di vita.