Vi era un tempo in cui l’industria del cinema porno nostrano faceva incassi record, dava lavoro ad attori, cameraman, aiuto registi e sfamava famiglie intere. Una golden-age italica in cui i film di Moana e Cicciolina (prima), o Selen (poi) vendevano quintalate di vhs. Porno sì, ma “con trama”, tipo La clinica della vergogna, quei titoli che sentivi negli spot notturni dei sexy shop, sulle tv private. Se oggi esiste un divario col “glorioso” passato pre-internet è che, coi tempi che corrono, per fare un porno non servono finanziamenti milionari, basta piazzare una telecamerina o uno smartphone, quattro poco più che diciottenni in un appartamento (si guardi a tal proposito lo sconcertante Hot Girls Wanted) e il gioco è fatto. Anche se poi quel che manca maggiormente è forse il romanticismo di un tempo, il divertissement di un Gola profonda, che con tenua sorpresa ritroviamo doverosamente anche qui, all’interno della programmazione bolognese (imperdibile è anche e soprattutto Devil in Miss Jones, dello stesso Gerdard Damiano). Certo che il film che rese celebre la Lovelace è importante. Anche perché fu il primo porno a uscire dal buio umido dell’anonimato, il primo ad aver attirato anche gli intellettuali, o il pubblico più bigotto, con conseguenti incassi siderali. Era il 1972, annata in cui, nel Belpaese, si chiedeva il ritiro di pellicole quali Il Decameron, ci si sconvolgeva per le scene di Ultimo tango… al punto da richiederne la distruzione (così come la perdita dei diritti civili da parte del povero Bertolucci).
Date un occhio al programma della Cineteca, e se Mona, I giochi erotici di una moglie svedese (del duo Charles e Lloyd Kaufman, gli inventori – mon dieu – della Troma) e altri titoli non vi intrigano, quantomeno andrete a nozze con l’opera filmica di quel qualcuno che, sull’erotismo, elargiva frasi come questa: I rapporti sessuali mi sono fonte di ispirazione anche proprio di per se stessi, perché in essi vedo un fascino impareggiabile. I critici, rimuovendo dai miei film il sesso, hanno rimosso il loro contenuto e li hanno trovati dunque vuoti, non comprendendo che l’ideologia c’era, eccome, ed era proprio lì, nel cazzo enorme sullo schermo, sopra le loro teste. Mica a caso questa rassegna da applausi si muove in occasione di una sua retrospettiva. Lui si che ce l’aveva duro, l’uomo dalle tre P.