Secondo alcuni studi, tra il 7000 e il 3500 a.C., sarebbe esistita in Europa un’organizzazione sociale anteriore al patriarcato chiamata “gilania” – termine coniato dalla sociologa Riane Eisler – caratterizzata dall’eguaglianza di genere e dalla sostanziale assenza di una gerarchia come di un’autorità centralizzata. I simboli e i segni che componevano il linguaggio in quelle società pacifiche pre patriarcali, emersi dagli studi dell’archeologa Marija Gimbutas, sono diventati l’oggetto della rielaborazione personale dell’artista Ivana Spinelli che nei suoi lavori interseca archeologia, sociologia e linguistica.
Partendo dalle suggestioni della gilania e dall’incredibile corpus di studi di Marija Gimbutas l’artista ha creato un linguaggio astratto con estetiche e tecnologie contemporanee che richiama un altro paradigma rispetto a quello attuale, “una filosofia prima della filosofia – dice -, una proto-filosofia fatta di segni di cui possiamo cogliere poco fintanto che rimaniamo nell’idea di pensiero razionale”.
Segni, simboli, geroglifici dal futuro che oggi ritroviamo in Oh, my Goddess!, una serie di manifesti installati sulle bacheche di Bologna insieme a CHEAP che seguono l’andamento di uno zigzag: “per riscoprire segni e simboli, risignificare lo spazio pubblico e pettinare la storia contropelo”.
Per farlo, è possibile seguire la mappa fornita da Spinelli a questo link