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Sparita la W in via Rizzoli: il collettivo artistico Kinkaleri contro il direttore della Cineteca Farinelli

Scritto da La Redazione il 5 dicembre 2022
Aggiornato il 27 giugno 2024

Ph. Altrospazio

Sono ancora in tanti a chiedersi cosa siano quelle insegne della metropolitana rovesciate che compaiono in alcuni punti di Bologna. Quella più nota, certamente, è in via Rizzoli. O meglio era, perché da quasi un anno è sparita e non si sa che fine abbia fatto.

Per chi volesse approfondire, tutta la genesi delle W l’abbiamo ricostruita in quest’intervista tempo fa; qui ci limitiamo a sintetizzare che quei cinque segni luminosi sono un progetto artistico del collettivo toscano Kinkaleri, un’ipotetica linea metropolitana della creatività underground sviluppatasi dal 2007 al 2019 su commissione di Xing e in concomitanza di alcuni eventi culturali. In poche parole: un’opera d’arte pubblica, censita anche censita dal Ministero per i beni e le attività culturali.

Da qualche mese, dicevamo, la W in via Rizzoli è scomparsa e oggi è stata pubblicata una lettera abbastanza incazzata dei Kinkaleri che accusano il direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli di “abuso di potere autoritario” per averla “disinstallata senza nessun accordo e senza alcuna ragione plausibile” in occasione della mostra Pier Paolo Pasolini, Folgorazioni Figurative .

La richiesta è che l’opera venga immediatamente ricollocata nel suo luogo d’origine e anche noi speriamo che succeda il prima possibile.

Ecco la lettera integrale.


Where is W?

Il collettivo artistico Kinkaleri, con sede operativa a Prato e autore dell’opera di arte pubblica W dislocata, a partire dal 2007 in 5 luoghi pubblici della città, si chiede a quale titolo l’opera situata all’ingresso del sottopasso di Piazza Re Enzo/Piazza Maggiore sia stata disinstallata senza nessun accordo e senza alcuna ragione plausibile. Ci chiediamo questo, dopo aver atteso per mesi (da febbraio 2022, momento in cui ha inaugurato la mostra Pier Paolo Pasolini, Folgorazioni Figurative a cura della Fondazione Cineteca di Bologna) con l’interessamento costante di Xing e l’ascolto del direttore di MAMbo, per la rimessa in opera dell’installazione.

A quanto pare oggi a Bologna c’è qualcuno che ha deciso di fare quello che vuole, di non dare spiegazioni a nessuno, e di non cercare accordi per una normale e possibile convivenza culturale. Ci stupisce ancor di più il fatto che per un gesto così stupido ci si trovi noi come collettivo artistico a dover protestare.

Quella W è un’opera che Bologna (abitanti e visitatori) ha accolto da anni considerandola parte della città come qualsiasi altro artefatto presente, diventando negli anni punto di riferimento completamente assorbito dal tessuto sociale e urbano.

L’installazione di arte pubblica è pratica comune in tutte le città europee. Non può essere il gusto di un direttore a dettare legge senza interlocuzione. A distanza di quasi un anno dalla rimozione di quest’opera, che non è un’insegna pubblicitaria, non capiamo i temporeggiamenti e rimandi.

Il fatto che qualcuno possa pensare di poterne disporre a proprio piacimento è un comportamento che denuncia uno scarso senso civico e di convivenza. Un abuso di potere è sempre un gesto autoritario che frantuma il legame della relazione tra soggetto e autorità.

Vorremmo infine ricordare che la W è stata per un quinquennio adottata con un patto di collaborazione ed è ufficialmente un bene comune della città di Bologna. È stata censita quale opera d’arte negli spazi pubblici dal Ministero per i beni e le attività culturali della Repubblica Italiana. C’è un sito web che raccoglie documenti e immagini: wetropolitan.org. Esistono altre opere audio e video che hanno come riferimento l’opera nel contesto urbano e nella relazione che gli abitanti hanno con essa. L’opera è stata reinterpretata con omaggi di ulteriori artisti, tra cui Cristian Chironi e Massimo Carozzi, ed ha visto l’intreccio con manifestazioni internazionali come Arte Fiera.

La nostra protesta, dunque, non ha bisogno di sapere perché o come mai è successo un fatto tanto grave, ma a questo punto, chiede semplicemente che l’opera venga immediatamente ricollocata nel suo luogo d’origine.

Kinkaleri
5.12.2022