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Andrea Napoli

I 10 anni di AVANT! Records raccontati dal fondatore Andrea Napoli

Scritto da Laura Marongiu il 28 novembre 2017
Aggiornato il 19 marzo 2018

Luogo di nascita

Como

Luogo di residenza

Bologna

Cinquanta pubblicazioni tonde tonde all’attivo, un pubblico di riferimento internazionale e una serie di generi musicali diversi che vanno dal post punk al synth wave, dal neo-folk alla dub oscura passando per ebm e industrial e che si incontrano in una linea di coerenza che riesce a non essere mai scontata. Avant! Records è ormai una delle etichette fiore all’occhiello di Bologna e questo in corso è il suo decimo anno di attività. E come si fa per ogni cifra tonda che si rispetti, il suo fondatore, Andrea Napoli, ha deciso di tirare su un piccolo fest (format già provato lo scorso anno), che si terrà sabato 2 dicembre all’Ateliersi. Sul palco, i romani Holiday Inn – che negli ultimi tempi si sono fatti amare da tutti i weirdos d’Italia per il loro punk synthetico schizoide e coinvolgente -, gli svizzeri Veil of Light, il progetto solista di William Maybelline aka Qual, che si dipana tra dark-ambient e influenze techno e – in chiusura – il dj set di Phase Fatale, enfant prodige della techno berlinese più scura, che proprio con Avant! ha debuttato nel 2014.
Una line up di tutto rispetto per augurare “cento di questi anni” ad Avant! Records, e noi di Zero non potevamo non incontrare Andrea e farci dire qualcosa su questa decade appena passata, sui progetti per il futuro e sul suo rapporto con la città che in qualche modo ha dato i natali alla sua creatura musicale.

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Ciao Andrea, presentati. Dove e quando sei nato?
Como, Insubria, 1982.

Perché hai scelto di vivere a Bologna?
È capitato per caso a dire il vero. Un mio amico di Milano con cui avevo fatto la triennale in Bicocca (MI) si era trasferito a Bologna e mi aveva invitato ad andare giù con lui. Io non sapevo bene come proseguire gli ultimi due anni di Università e ho colto la palla al balzo per spostarmi dalle mie zone di origine.

Cosa ti piace e cosa ti fa schifo di questa città?
Domanda difficilissima. Dovendo riassumere brutalmente mi piace che pur essendo piccola sia sempre molto viva a livello di proposta culturale. E mi piace che tutto sia sempre raggiungibile senza le distanze di metropoli come Milano o Roma.
Al contempo certi stilemi ormai decrepiti sembrano davvero non volersi aggiornare, cosa che trovo assurda per una città che, come ho appena detto, ha in realtà una varietà d’offerta davvero buona, se confrontata con altre città d’Italia.

Entriamo nel merito della serata del 2 dicembre: è un’occasione speciale, Avant! Records compie 10 anni e hai deciso di festeggiarli con un mini fest. Già lo scorso anno ci hai abituato a questo bel format per il nono compleanno di Avant!. Quanto è importante per te la dimensione “dal vivo” di quello che fai? Dalla tua attività con Avant! ma anche con AliveLab ci sembra sia abbastanza imprescindibile al tuo approccio alla musica. È così?
In realtà con Avant! la dimensione live è sempre stata tenuta in secondo piano e sono stati privilegiati altri aspetti: la scoperta di gruppi da ogni parte del mondo, la risonanza internazionale (benché sempre underground), la promozione online. La volontà di portare in città un’esperienza concreta di quello che è la label è cosa degli ultimi anni. E sicuramente il fatto di essere entrato nel collettivo AliveLab, all’interno del quale collaboro per Ombre Lunghe, è stato un propellente fondamentale. Anche perché da solo non riuscirei a farcela.

Phase Fatale
Phase Fatale

Cosa determina per te la buona riuscita di una serata dal punto di vista di un organizzatore? E invece l’Andrea “spettatore” cosa cerca? 
Dal punto di vista di un organizzatore sicuramente un buon esito in termini di affluenza e che tutto fili liscio, che gli artisti si trovino bene sia livello umano sia a livello tecnico/artistico.
Io come spettatore cerco sempre realtà dove l’artista si metta in gioco senza riserve ma anche dove il pubblico faccia la sua parte, che può voler dire fare casino se la situazione lo richiede o, al contrario, stare zitti e ascoltare se è quello che va fatto in quel contesto. Non sempre queste due ultime cose sono così scontate come sembrerebbe.

Veniamo invece all’attività discografica vera e propria. Ci vuoi descrivere le ultime uscite Avant!? 
Le ultime due uscite sono state all’insegna del rosa, per così dire, in quanto licenziate da due artiste al femminile. Sto parlando di Sally Dige e il suo synth/disco-pop molto 80s e DRIFT. e la sua ricerca personale di una variante moderna al synth-pop classico. Come puoi vedere, due uscite apparentemente limitrofe ma piuttosto differenti negli intenti e negli esiti, perché per Avant! la diversità (all’interno di un contesto) è sempre stata una componente necessaria e portante.

Qual é quella più innovativa, se c’é, per l’identità dell’etichetta secondo te? E quale quella che più conferma la cifra stilistica di Avant!?
Innovativa è difficile a dirsi perché si entra in un terreno un po’ minato. Diciamo che uscite inusuali per una label come Avant! ce ne sono sempre state: l’ultimo EP di DRIFT. con le sue digressioni quasi dub, gruppi come Hand Of Dust e Kinit Her con il loro approccio intimista e solenne alla musica folk; volendo anche lo stesso Phase Fatale, prima ed unica uscita sostanzialmente techno, ma anche le ritualità di Father Murphy e How Much Wood Would A Woodchuck Chuck If A Woodchuck Could Chuck Wood?. Uscite che invece contraddistinguono il marchio Avant! potrebbero essere Lust For Youth, Rendez-Vous, Qual e Night Sins. E come vedi non sono tutti gruppi con uno stesso sound.

Qual
Qual

Qual é la cosa che senti di aver raggiunto in questi 10 anni e quale invece quella che ti poni come obiettivo per i prossimi? 
Penso di aver costruito un bel catalogo, con tanti artisti diversi, alcuni dei quali sono anche diventati discretamente noti. Come obiettivo per i prossimi anni, beh, non si può che lavorare per migliorare e far crescere la label, no?

A questo punto ci viene naturale chiederti quali saranno le prossime uscite. Cosa bolle in pentola?
Nei primi mesi del 2018 arriverà il nuovo disco di Qual, che sarà una bella sorpresa e un ulteriore passo in avanti nel percorso solista di William Maybelline; il tanto atteso primo album degli Holiday Inn in collaborazione con Maple Death. A seguire l’ultimo, nel senso di definitivo, lavoro di un gruppo italiano ormai giustamente consacrato, rispetto al quale vi lascio con un po’ di mistero per non spoilerare tutto subito…E poi tante altre uscite di artisti e progetti nuovi che sono in cantiere as we speak.

Lo scorso anno ci avevi regalato una playlist. Quali sono gli ascolti che si sono aggiunti negli ultimi 12 mesi e che sono diventati fondamentali?
Sempre domande facili, eh? Andando un po’ random citerei sicuramente Death Bells e Rope Sect per il post-punk più chitarristico, Boy Harsher e SΛRIN per la wave/electro/ebm, Rixe e Syndrome 81 e il loro punk in francese che tanta compagnia mi ha tenuto in questi ultimi mesi. Ma ce ne sarebbero davvero tanti da nominare: mi è piaciuto l’EP di debutto di ADSR SPQR, la compila Mono No Aware di Pan, l’album di Tzusing, diverse uscite Blackest Ever Black e Bokeh Versions…

Che posti consiglieresti a uno degli artisti della tua etichetta? E tu, invece, dove vai per cercare la musica in città?
Per mangiare Estravagario per i vegetariani, Zoo per la bakery di qualità, il Jukebox per i burger gourmet. Sulle trattorie ci sarebbe fare un’intervista a parte quindi “PM se interessati”, come si suol dire. Di bar posso consigliare il Vanilia e Il Punto al Pratello, Modo InfoShop ça va sans dire, Lortica e Rude. Come locali l’AtelierSì e la sua Caffetteria, il Freakout, la Gallleriapiù, che poi sono i posti dove io stesso vado, ovviamente.