La nuova speranza bolognese a Sanremo si chiama Luca Jacoboni, in arte Fosco17. Classe 1995, dopo i primi passi mossi nella band Le Ceneri e i Monomi e una vita passata tra Covo e Locomotiv, Luca è approdato con la sua Dicembre nella sezione giovani, che quest’anno si svolgerà in anticipo il 20 e 21 dicembre, portando poi i vincitori a competere con i big a febbraio 2019. In attesa di vederlo in diretta Rai annunciato da Baudo e Rovazzi, gli abbiamo fatto qualche domanda.
Come sei arrivato fin qui?
È una storia lunga, non mi ricordo nemmeno tutti i passaggi. Un giorno mi sono accorto che avevo più di quaranta canzoni scritte e abbozzate sul mio computer, ho pensato che magari potevo fare un disco. Per ora mi pare sia stata una bella idea.
Da quando Sanremo è diventato un obiettivo?
Non lo è mai stato davvero, è da quando sono piccolo che dico, quasi per scherzo, di voler fare Sanremo. È un modo per crescere, vivere qualcosa che probabilmente non vivrò più e far ascoltare la mia canzone a tante persone. Misurarsi umanamente e musicalmente, con me e con gli altri.
Cosa ne pensi di chi lo snobba?
Ultimamente credo che il festival sia stato “sdoganato” dai più. Alla fine ognuno è libero di approcciarsi all’Ariston come meglio crede. Credo che il punto centrale, tuttavia, non sia la manifestazione in sè, quanto chi si sta esibendo e cosa porta. Come c’è arrivato, qual è il suo viaggio (e di viaggio si parla anche per chi ancora non ha pubblicato nulla come me) e poi la musica, non dimentichiamoci mai della musica.
Di cosa parla la canzone che porti al festival?
È una semplicissima canzone d’amore, così mi piace definirla. Spesso le cose semplici diventano banali, ma se si riesce a non renderle tali sono quelle che poi arrivano a tutti, o quasi.
Il concerto della vita?
Glen Hansard all’Antoniano, fra quelli visti dentro la mia città. Per quanto riguarda me è ancora un po’ presto per tirare le somme!
La trap non ti appassiona? Voglio dire, hai scelto un percorso diverso da quello che va ora…
Non mi appassiona?! Ascolto chili e chili di musica trap, soprattuto italiana, con l’americano o il francese non ho lo stesso feeling però, devo ammetterlo. A ognuno il suo, non è un obbligo fare trap se adesso va, no!? La musica d’autore in realtà non mi sembra in un bruttissimo momento… Poi non ho proprio la stoffa per fare certe cose; magari qualcosina con qualcuno che fa parte di quel mondo potrebbe esserci nel disco… chissà.
Come la vorresti Bologna nel 2019?
Amo Bologna, la trovo, a suo modo, sempre stimolante e ricca di tante cose diverse. La vorrei un po’ meno meschina e un po’ più spontanea.
I tuoi posti preferiti in città?
Sono cresciuto dentro al Locomotiv e al Covo, e ancora ringrazio tutti i ragazzi che si fanno un mazzo per offrire una programmazione sempre all’altezza, attuale, proponendo cose che, in altro modo, non conoscerei probabilmente.
Poi mi piace tanto andare a cena fuori, credo di aver provato tutti i ristoranti dentro e fuori le mura, il mio preferito, senza nessun dubbio, è l’Antica Trattoria del Ragno in via Murri.