Mi capita spesso di passare da via Goito e incrociare distrattamente la grigia e fiera capigliatura di Nicoletta, china su qualche libro o scaffale, assorta in quel suo “lavoro bellissimo e maledetto”, come lo chiama lei. Istintivamente rallento per guardare la vetrina. Non sono un lettore accanito e, a dir la verità, non sono nemmeno un suo cliente abituale, ma ho sempre la tentazione di entrare, attratto da quella bolla temporale avvolta nella luce bianca che è la Libreria Trame. Nico accoglie sempre con grandi sorrisi, di quelli che possono migliorarti una giornata, e sbirciare tra le sue Billy Ikea è meglio dello yoga. Merito ovviamente suo, che con entusiasmo è riuscita a trasferire qui i suoi gusti e il suo stesso carattere, con il quale è facile sentirsi a proprio agio.
Da quando aprì nel 2005 – insieme a due altre amiche – ad oggi – sola a gestire tutto – molte cose sono cambiate, ma non la sua tenacia. Adattandosi ai tempi duri, ha stretto relazioni con la città, aperto i suoi spazi all’illustrazione, l’arte, la fotografia e i dj set, creato un gruppo di lettura (“Letture sul sofà”), avviato percorsi di scrittura creativa in collaborazione con autori e autrici e collaborato con molte associazioni culturali.
Ta pragmatismo commerciale e romanticismo cartaceo il 3 dicembre Trame ha compiuto dieci anni. L’occasione giusta per conoscersi meglio.
Chi sei e di dove sei?
Nicoletta Maldini, sono nata il 25 giugno 1961 a Bologna.
Cosa facevi prima di aprire la Libreria Trame?
La libraia in altri posti dal 1990 (25 anni di lavoro), e prima studiavo, e viaggiavo quando possibile.
E com’è nata Trame?
Per chiusura della libreria precedente abbiamo ragionato con due amiche anche loro in bilico fra ipotesi di vita e di lavoro.
Dieci anni fa com’era? Si leggeva di più?
Quando abbiamo aperto era un’epoca remota, pensa che praticamente non esisteva facebook. Leggere richiede un tempo di quiete che fra i mille ammiccamenti dei telefonini va un po’ trovato…
Come vanno gli affari?
La nostra è una piccola realtà In un paese che non supporta le librerie come presidi territoriali, il nostro mito è da sempre la Francia.
Si cerca di tenere il timone fermo, di legarci alla città e di essere accoglienti.
Si cresce poco, ma con costanza.
Ci racconti la tua giornata tipo? Come funziona il tuo lavoro?
Credo che un’onda rappresenti bene la natura più intima del lavoro in libreria, i libri che arrivano, come novità e come rifornimenti, e che se ne vanno, come vendite o come rese. Il battito cardiaco del nostro lavoro nasce da questo fluire ininterrotto di volumi che vanno e vengono. L’altra faccia è la porta che si apre e porta dento le richieste dei clienti e le proposte dei rappresentanti, ogni giorni è un giorno nuovo e diverso, non ci si annoia…
Come fa una mamma come te a leggere? Dove trova il tempo?
Di giorno in libreria si leggono le schede delle novità proposte dai rappresentanti e si sfogliano i volumi in arrivo. Alla sera finite tutte le mansioni lavorative e familiari, e nel fine settimana o in vacanza, si tirano fuori dallo zaino i volumi selezionati e ci si tuffa…
Io leggo molte novità, saggistica, narrativa, fantascienza e gialli, fumetti e libri per ragazzi, insomma un po’ di tutto. E spesso rileggo, qualche libro del cuore, da “il buio oltre la siepe” a Orgoglio e pregiudizio” da “Valentina Melaverde” a “Il signore degli anelli” da “Pippi calzelunghe” a “Lessico famigliare”, Calvino spesso, ma anche vecchi Linus. Sono onnivora.
Si parla tanto di promozione alla lettura. Qual è il tuo approccio?
Nella nostra regione si formano lettori fin dal progetto Nati per leggere, e passando dallo splendido lavoro di tanti insegnanti e bibliotecari. In libreria fai promozione selezionando molto fra le decine di migliaia di uscite, proponendo molti incontri, collaborando con altri colleghi e associazioni culturali.
Qual è l’età media dei tuoi clienti?
Copriamo un po’ tutte le fasce d’età, dai piccolissimi che arrivano con le mamme sul divano da allattamento, ai lettori maturi, e anziani, spesso del vicinato, appassionati e determinati.
È mai successo che qualcuno ti riportasse indietro un libro? E perché?
Capita coi regali, a volte troppo azzeccati. Non è un problema, fa parte del gioco.
Via Goito è ricca di attività. Che tipo di relazioni hai coi tuoi vicini? E che legame hai con questa strada?
Strada piccina e non porticata, ci si parla un po’ con tutti, un po’ incasinata la situazione parcheggi visto che non esiste neppure il marciapiede. Abbiamo perso un amico per un incidente pochi mesi fa, ed è stato per paradosso un momento di ancora maggiore vicinanza.
Prima lavoravo su via Indipendenza a 50 metri da qui, e prima ancora in via Volturno nel negozio di abbigliamento di mio padre.
I T-Days e la pedonalizzazione hanno cambiato qualcosa nelle tue economie?
Diciamo che ho un tipo di negozio non particolarmente appetibile dal pubblico della transumanza del sabato e domenica. Aspetto la fine del cantierone perché la mancanza dei bus ha un po’ affaticato la parte più anziana del nostro pubblico. Moltissimi lettori di Trame sono ciclisti.
Se non facessi la libraia cosa saresti?
Una bibliotecaria!
Un libro su Bologna che racconta la città meglio di altri?
Il primo che mi viene in mente è “Jack Frusciante è uscito dal gruppo” che mi colpì all’uscita per questa visione un po’ ideale della nostra città. Segnalo anche un volumetto edito da noi dopo un progetto di scrittura collettivo “Bologna a modo nostro”.
Un autore/autrice bolognese che stimi?
In libreria passano tanti autori con cui il rapporto nasce per motivi professionali e poi si trasforma in amicizia. Mi vengono in mente Katia Brentani e Lorena Lusetti, siamo complici di eventi. E con Beatrice Masella e Alba Piolanti abbiamo fatto un bellissimo percorso di scrittura creativa dedicato alla città, quello di cui accennavo prima.E poi Gianluca Morozzi, con cui condivido una passione viscerale per Bruce Springsteen, e che ama il cappuccino della nostra macchina da caffè.
Cosa stai leggendo in questi giorni?
Tanta fantascienza, il nuovo di Isabel Allende e il libro di Harper Lee ritrovato, un vecchio fumetto di Winsor McKay, e “Oro nero” di Dominique Manotti.
Libro della vita?
Uno solo è una crudeltà, quelli che rileggo di cui ti dicevo prima, meglio se lunghetti…
Dove passi il tempo libero?
Cineteca a gogò, e cinemini vari, Europa, Odeon, Roma e Rialto. Musica al Covo, e al Locomotiv o all’Estragon se le finanze lo permettono.
Ti capita di entrare in altre librerie in città?
Sento spesso i colleghi e le colleghe di Ubik Irnerio, Pavoniana, Colli, Modo infoshop, Spettacolo, Ibis e IBS, perché non mi piace mandare via le persone senza risposte. Entrarci è più raro visto che nella mia quasi ci abito.
Perché la carta non scomparirà mai?
Perché è un supporto eccellente.
Qual è la cosa che ti fa più incazzare di chi entra nella tua libreria?
Sono abituata a stare in negozio da quando ero piccola, nel negozio di mio nonno. La vera seccatura, in un negozio così piccolo, è essere ignorata. Ma di solito saluto per prima e rendo la cosa quasi impossibile.
Domande assurde che ti ricordi?
Vorrei “Se questo è un uomo” di Italo Calvino…
Vorrei regalare un libro a un mio amico che non legge. Cosa mi consigli?
Prova con una graphic novel, “Persepolis” di Marjane Satrapi, la prossima ristampa dei “Quartieri lontani” di Taniguchi, “Un polpo alla gola” di Zerocalcare o un classico Corto Maltese… o i Peanuts e Mafalda.