Ride è il primo lungometraggio del regista milanese Jacopo Rondinelli, scritto da Fabio Guaglione, Fabio Resinaro (noti come Fabio & Fabio) e Marco Sani e prodotto da Lucky Red, gli stessi Fabio & Fabio e Tim Vision. Un progetto unico perché il film è girato quasi interamente con le action cam GoPro, per raccontare non solo una storia ma offrire un’esperienza in cui lo spettatore sia costretto a utilizzare i suoi sensi all’ennesima potenza, grazie alle caratteristiche di queste camere.
La trama: Max (Lorenzo Richelmy) e Kyle (Ludovic Hughes) sono due rider acrobatici: quando ricevono l’invito a partecipare a una misteriosa gara di downhill con in palio 250.000$ accettano senza esitazione per poi scoprire – ormai troppo tardi – di doversi spingere oltre i limiti delle loro possibilità fisiche e psicologiche.
La tecnica found footage con cui vengono affrontate le tematiche del film dà luogo a un linguaggio post moderno, generando uno scenario visionario, distopico, a tratti quasi fantascientifico
Quella che affronteranno sarà così una corsa estrema per la sopravvivenza. Un thriller, horror, mistery e soprattutto action che strizza l’occhio al mondo dei videogames e dei social network; ci racconta il regista: «Nel film sono forti i riferimenti al rapporto tra l’uomo e la tecnologia, l’interazione, le app, quindi ritroviamo stereotipi comunicativi contemporanei e molto pop, un mondo che rincorre i like, le condivisioni sui social… Credo che il film sia una metafora del rapporto tra le nuove generazioni, i social network e i device con cui chiunque è ormai costantemente connesso alla rete. Per questo volevamo dare al film una forte impronta stilistica legata alle grafiche che proiettasse lo spettatore in un contenitore multimediale simile ai reality di nuova generazione. La tecnica found footage con cui vengono affrontate le tematiche del film dà luogo a un linguaggio post moderno, generando uno scenario visionario, distopico, a tratti quasi fantascientifico. Qualcosa di inedito ed estremamente innovativo nel panorama cinematografico italiano».
Jacopo Rondinelli, nato come scenografo ed effettista speciale, ha lavorato per anni su diverse produzioni cinematografiche e televisive, collaborando con registi come Lina Wertmüller e Gabriele Salvatores. Successivamente si è avvicinato alla regia realizzando diversi lavori in forma breve: spot, videoclip e documentari coi quali ha vinto diversi premi e si è avvicinato sempre più al mondo del cinema. Il film è stato pensato anche e soprattutto per il mercato
estero, grazie a un racconto e a un cast internazionale; è già stato acquisito da un grosso distributore cinese, prova che dall’Italia si possono realizzare prodotti esportabili.
A un certo punto ci è stato chiaro che avevamo tra le mani un mondo che sarebbe stato bello raccontare attraverso diversi media, però non facendolo con l’adattamento della storia del film ma raccontando pezzi diversi di quella storia.
Ride non è solo un film, racconta Fabio Resinaro: «Più evolveva, più era chiaro che stavamo costruendo un pezzettino di un mondo: perché i personaggi avevano un passato che per ovvie ragioni non potevamo raccontare, così come non potevamo sviluppare personaggi che si intravedono soltanto. Ci venivano un sacco di domande su come poteva essere il loro “prima” e su quello poteva essere il loro “dopo”. Noi siamo cresciuti con un certo cinema che viene dagli Stati Uniti e dall’Oriente, in cui è prassi elaborare un concept e declinarlo in varie forme. A un certo punto ci è stato chiaro che avevamo tra le mani un mondo che sarebbe stato bello raccontare attraverso diversi media, però non facendolo con l’adattamento della storia del film ma raccontando pezzi diversi di quella storia. E quindi da lì l’idea di un fumetto che svelasse tutto quello che è successo a Clara prima del suo incontro con Max nel film e di un romanzo che raccontasse la storia di un personaggio del film che sembra secondario ma che in realtà ci permette di capire meglio cos’è la Black Babylon (la misteriosa società che organizza la gara, ndr), come ragiona, perché agisce così. In questo modo lo spettatore ha modo di accedere a più informazioni rispetto a quelle che offre il film. È come esplorare un mondo da diversi punti di vista. Poi c’è da dire che Ride sembra quasi nato per diventare un videogioco, chissà che questo non succeda…».
Scritto da Simone Muzza