Secondo alcuni, l’artista è colui che riesce a condensare in un’unica opera o in un’unica serie di lavori le caratteristiche principali di un determinato periodo storico. Arte è quel prodotto espressivo che riesce in maniera diretta e intuiva a offrire un’immagine coerente della cultura e della società. Così è successo con i grandi tragici della Grecia antica, con Michelangelo durante il Rinascimento, con Schönberg o Pollock per il XX secolo. Ognuno di loro ha colto tramite la musica, il teatro o la pittura il modo in cui singoli individui o gruppi sociali considerano l’esistenza e i fini del mondo e la posizione dell’uomo in esso. Ognuno di loro è riuscito a dire quale fosse il senso della vita in quel preciso segmento della Storia universale. Ecco, secondo molti questo è pure il caso di Ed Atkins.
Atkins sarebbe infatti uno dei pochi artisti viventi in grado di rappresentare l’essenza del mondo e della società postindustriali, di andare dritto al punto della rivoluzione digitale a cui stiamo assistendo. Seguendolo nelle sue stranianti videoinstallazioni, si palesano con forza alcune verità sulla nostra contemporaneità difficili da mettere in discussione.
Spesso il protagonista è un uomo. Un uomo pelato riprodotto sullo schermo attraverso pixel e byte. Quello che si chiama un “avatar”. Qualcosa di più di una semplice raffigurazione, qualcosa di più della realtà così com’è. Piuttosto la ricostruzione di un mondo iperreale, di una realtà parallela dove gli uomini e le loro relazioni sono depurati da tutte le caratteristiche “analogiche” che li rendono autentici e imperfetti. Sono scenari evidentemente falsi, artificiali e asettici, ma che in qualche modo, o forse proprio per questo, sembrano rivelare una verità più profonda su tutto ciò che consideriamo “reale” e non “virtuale”.
Atkins vede bene questa contraddizione: noi pensiamo di utilizzare il digitale per “potenziare” o rendere più ricca la nostra vita, ma in realtà finiamo per mettere in piedi qualcosa che ha vita propria, slegato e indipendente da quello che ci succede quotidianamente per strada o in ufficio. L’avatar diventa piano piano un altro noi, un secondo “Io” con cui possiamo scontrarci, fare pace, ascoltare, mandare al diavolo. Nessun giudizio morale da parte di Atkins, solo una cristallina constatazione dei fatti. Il web e i computer ci rendono doppi, ci dividono in due anime che non sempre e non per forza restano in ascolto l’una dell’altra.
Per questo, al primo approccio con quell’avatar la domanda sorge spontanea: siamo noi che lo stiamo guardando parlare o togliersi uno strato di faccia dopo l’altro o piuttosto è lui che ci fissa e ci interroga?
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Il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea presenta la personale dell’artista inglese Ed Atkins in collaborazione con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. La mostra si sviluppa al terzo piano del Castello di Rivoli e alla Fondazione Sandretto: al Castello di Rivoli (inaugurazione 26/9 h. 20:00) sono presentate le opere Even Pricks, 2013, Warm, Warm, Warm Spring Mouths, 2013, Ribbons, 2014, Hisser, 2015 e Happy Birthday!!!, 2014, oltre a nuovi interventi dell’artista; a cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Marianna Vecellio. Project Manager: Chiara Bertola. Alla Fondazione Sandretto (inaugurazione 26/9 h. 19:00) è presentata l’opera Safe Conduct, 2016, con nuovi elementi scultorei a parete; a cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Irene Calderoni.
CASTELLO DI RIVOLI MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA
Piazza Mafalda di Savoia – 10098 Rivoli (TO)
www.castellodirivoli.org
Orari: da martedì a venerdì h. 10-17, sabato e domenica 10-19, lunedì chiuso
Biglietti: intero € 6,50 – ridotto € 4,50
FONDAZIONE SANDRETTO RE REBAUDENGO
Via Modane 16 – 10141 Torino
www.fsrr.org
Orari: giovedì h. 10-23 (ingresso gratuito), venerdì, sabato e domenica 12-19
Biglietti: intero € 5 – ridotto € 3
Scritto da Giacomo Dini