Sembrava tutto finito, eppure negli ultimi anni – con tutti i locali che hanno inaugurato – anche gli stilisti sono tornati a investire nei bar e nei ristoranti: hanno aperto le porte il Bar Luce della Fondazione Prada e l’Octavius Bar/The Stage di Replay, Dsquared2 con Ceresio 7.
Tutto cominciò (almeno a Milano) con Armani, che inaugurò nel 2000 il suo Nobu. Poi fu la volta di Cavalli, che lanciò il Just Cavalli nel 2002, seguito da Dolce & Gabbana che nel 2003 aprirono il Martini Bar in collaborazione con la nota azienda piemontese di vermut.
Poi arrivarono Bulgari (all’interno dell’omonimo hotel), Trussardi (in un certo senso il vero antesignano: ci dicono che già vent’anni fa al primo piano del Palazzo Trussardi esisteva una sorta di bar, anche se struttura e filosofia attuale risalgono al 2006), Gucci, Diesel con il Circle, Marc Jacobs (ora chiuso), mentre nel frattempo Armani, forse schifato dalla clientela del Nobu (fatevi un giro una sera qualsiasi per farvi un’idea della cosa), continuava a divertirsi aprendo l’Emporio Armani Caffè, il club Armani Privé e l’albergo con il Bamboo bar e ristorante.
Questa la mera storia, tralasciando i bar/ristoranti di multibrand come 10 Corso Como, La Rinascente, Excelsior Milano, The Brian & Barry Building (Terrazza12). Oppure qualche avventura andata malino: come Moschino (l’albergo è fallito) o il Gold di Dolce & Gabbana.
Sì, ma come sono questi locali? In generale non sono i primi bar dove ci viene in mente di fare l’aperitivo, per quanto in alcuni di essi si beva bene e, udite udite, si stia anche bene: basta evitare mascelle importanti, nasi incipriati, ragazzotti rampanti, androidi di metallo e troie di plastica.
Questa la nostra classifica, da prendere come sempre con le pinze (quelle per il ghiaccio ovviamente).