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10 anni di Cool Britannia in 40 dischi

L'11 febbraio si celebrano al Monk i 10 anni di Cool Britannia, one night annuale dedicata ai suoni d'oltremanica. Abbiamo a provato a riassumere questa prima decade in 40 dischi, scelti dai suoi quattro dj storici.

Scritto da La Redazione il 26 gennaio 2017
Aggiornato il 14 aprile 2022

FABIO LUZIETTI

(Popvenue/Screamadelica)

 

Blur – Parklife (1994)
Un album che cita e mette insieme, da un punto di vista musicale, la storia del rock britannico: Small Faces, XTC, Who, Jam. Un'”istantanea della società britannica” alla metà degli anni 90 e in questo senso anche il disco più “politico” del britpop.
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Menswear – Nuisance (1995)
Nel periodo del britpop era possibile finire sulla prima pagina del più importante settimanale di musica britannico, Melody Maker, per essere la band meglio vestita di tutta la Gran Bretagna e senza aver pubblicato ancora nulla (neanche un singolo). L’essenza del britpop e della sua estetica. Tutti saranno famosi per 15 minuti, diceva qualcuno che di pop se ne intendeva. I Menswear fecero anche un secondo disco, pubblicato solo per il mercato giapponese.
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Oasis – What’s The Story Morning Glory (1995)
Il disco simbolo del britpop. L’album che consacra gli Oasis come la più importante band britannica degli ultimi anni. Contiene solo “inni”, canzoni da cantare tutti in coro e destinate a rimanere per sempre. È il disco che contiene Don’t Look Back in Anger, a mio avviso una delle canzoni più belle della storia del rock, il momento catartico di ogni edizione di Cool Britannia.
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Pulp – Different Class (1995)
Nella “battaglia” del britpop tra Blur e Oasis c’è chi si schiera, senza ombra di dubbio, con i Pulp. Un gruppo che viene dagli anni 80, ma che, grazie al suo leader Jarvis Cocker – vera icona del britpop – si prende la scena nel 1995 con il disco Different Class. Common People e Disco 2000 sono canzoni senza tempo, destinate a rimanere per sempre.
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Sleeper – Smart (1995)
Qui è amore vero. Nei confronti soprattutto di lei, la cantante, Louise Wener. In occasione di un Arezzo Wave ho rischiato di ripartire con loro sul bus tour. Oggi lei è una scrittrice, vive a Brighton insieme a suo marito, l’ex batterista della band. Tra le loro canzoni ricordiamo una bellissima cover di Atomic di Blondie – inserita anche nella colonna sonora di Trainspotting – e che, ancora oggi, trova spazio nei miei dj set.
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Suede – Suede (1993)
25 aprile 1992, il Melody Maker titola: “The Best New Band in Britain” e per certi versi sono loro a lanciare, con l’omonimo disco d’esordio, la grande onda del britpop. La magnifica chitarra di Bernard Butler e l’aspetto androgino di Brett Anderson: sono indubbiamente loro gli eredi degli Smiths e di Bowie nel 1993.
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Supergrass – I Should Coco (1995)
È stato uno dei primi gruppi che ho avuto il piacere di ospitare in radio in occasione dell’uscita del loro disco d’esordio: una sintesi perfetta tra suoni punk, rock’n’roll e pop. La loro Alright un inno generazionale. Ricordo un loro concerto, memorabile, il ferragosto del 1996 al Velvet di Rimini. Ad aprire il loro live i Dodgy, altra band di culto di quegli anni.
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The Charlatans – Some Friendly (1990)
Una delle band inglesi che amo di più. Tra i maggiori esponenti della scena Madchester, con un disco d’esordio, Some Friendly, che contiene una delle hit immancabili di Cool Britannia: The Only One I Know, con il suono del Farfisa a guidare le danze.
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The La’s – The La’s (1990)
1990, Liverpool. Un giovane ragazzo di nome Lee Mavers, ossessionato dalla melodia e dalla ricerca del ritornello perfetto – Timeless Melody – rincorre questa sua fobia scrivendo un capolavoro e da allora è praticamente scomparso dalle scene. Me lo immagino, ancora oggi, sulle rive del Mersey con la chitarra in mano, mentre attende l’arrivo di una nuova melodia.
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The Stone Roses – The Stone Roses (1989)
Il classico colpo di fulmine. Era il 1989 e ricordo perfettamente il momento in cui, per la prima volta, ho messo il cd nel lettore. Un disco unico e irripetibile. E così è stato.
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