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10 anni di Cool Britannia in 40 dischi

L'11 febbraio si celebrano al Monk i 10 anni di Cool Britannia, one night annuale dedicata ai suoni d'oltremanica. Abbiamo a provato a riassumere questa prima decade in 40 dischi, scelti dai suoi quattro dj storici.

Scritto da La Redazione il 26 gennaio 2017
Aggiornato il 14 aprile 2022

NICOLA CASALINO

(Fish’n’Chips)

 

Belle and Sebastian – If You’re Feeling Sinister (1996)
Credo che non ci sia un brano di quest’album che non amo. Mi piace ascoltarlo in momenti di tranquillità e di intimità, in casa. Stuart Murdoch ha una capacità narrativa sorprendente, nei suoi bozzetti folk dipinge storie tristi e dolorose nelle quali calarsi in maniera empatica. Per certi versi, forse scontato da dirsi, i Belle and Sebastian potrebbero essere gli Smiths degli anni 90. Tra tutti, scelgo Get Me Away From Here I’m Dying: commovente.
If You're Feeling Sinister-belle-and-sebastian

Blur – Parklife (1994)
Quell’estate andammo in vacanza in Grecia e il mio amico Giorgio, tra le varie cassette da ascoltare durante il viaggio, portò anche Parklife: la consumammo. Girls & Boys era una mega hit e la title track, con Phil Daniels – l’attore protagonista di Quadrophenia – che quasi rappava con accento cockney su una base in stile Madness, era il link perfetto tra il britpop e la cultura mod. Lo ricordo come uno degli album più emblematici per Cool Britannia e del quale ho imparato a distinguere le sfumature durante gli anni. È una bella lotta ma, facendo le somme, scelgo tra tutte la canzone Parklife.
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Elastica – Elastica (1995)
Avrei potuto scegliere un disco dei Charlatans o dei Supergrass, piuttosto che dei Kula Shaker. Alla fine ho optato per questo debut delle Elastica, soprattutto perché Justine Frischmann – che ebbe una storia con Damon Albarn dei Blur – è la voce femminile del britpop e questo album – che la stampa aveva catalogato nel sottogenere della “new wave of new wave” e che ha saccheggiato qui e là nel calderone punk tra Stranglers e Wire – è zeppo di singoli irresistibili. Tra tutti, quello a cui sono più legato è sicuramente Connection; ricordo che era una delle hit più ballate nei club indie di Londra. Ovviamente immancabile nei nostri set a Cool Britannia e anche a Fish’n’Chips.
Elastica

Happy Mondays – Pills’n’Thrills and Bellyaches (1990)
Madchester: i rave, l’Hacienda, l’ecstasy, la Factory Records e gli Happy Mondays. Shaun Ryder, giovane sbandato e drogato dei sobborghi di Manchester e pupillo di Tony Wilson, aveva già conquistato il Regno Unito con il suo anthem 24h Party People; qualche anno dopo sorprende pubblico e critica con Pills’n’Thrills and Bellyaches. Il titolo lascia poco all’immaginazione: è una bomba che fonde house music, disco, soul, funk e rock. Il pezzo che scelgo è Step On, ottima reinterpretazione di He’s Gonna Step on You Again di John Kongos, del 1971. Il piano house iniziale e Shaun che intona con accento mancuniano «You’re twisting my melon man»: è subito party.
happy mondays Pills 'n' Thrills and Bellyaches

Oasis – Definitely Maybe (1994)
L’esordio degli Oasis è certamente uno degli album più rappresentativi del britpop e il disco al quale sono più legato per motivi affettivi. Il suo sapore acerbo, il suo piglio punk, l’arroganza e lo stile di due fratelli che volevano conquistare il Mondo, hanno contribuito a diffonderne il riverbero per generazioni. Un mio amico mi fece ascoltare in radio il primo singolo Supersonic, il giorno dopo il cd era nel mio lettore e ci rimase per molto tempo facendomi addentrare nei meandri della Creation Records e del brit. Il brano che scelgo è Cigarettes & Alcohol: nonostante sia un plagio di Get In On dei T-Rex, trovo che sia uno dei pezzi più riusciti degli Oasis. Immancabile nel dj set di Cool Britannia, con il led del mixer che segna rosso.
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Ocean Colour Scene – Moseley Shoals (1996)
Gli Ocean Colour Scene, nonostante qualche anno di gloria, non vengono ricordati tra le band più importanti del britpop, ma ho ascoltato molto i loro primi dischi, soprattutto durante il mio periodo mod. Avevano una forte influenza 60s e i loro testi contengono riferimenti al Modernismo, «Like Jimmy heard the day he caught the train», canta Simon Fowler nel singolo The Day He Caught The Train. E comunque, è bene sempre ricordarlo, Cesare Cremonini copiò spudoratamente A Better Day – dell’album successivo, Marchin Already, del 1997 – nel singolo dei Lunapop Un giorno migliore: sfigato.
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Primal Scream – Screamadelica (1991)
Mi sembra superfluo sottolineare l’importanza musicale che riveste quest’album. Screamadelica è uno disco che ho assimilato, compreso e riscoperto con il tempo, che mi ha aperto nuove prospettive e mi ha fatto approcciare all’elettronica nel verso giusto. C’è l’acid house, la techno, la produzione fondamentale di Weatherall, la carica sexy degli Stones e un Bobby Gillespie che faceva strage di cuori. Il brano che scelgo è senza ombra di dubbio Loaded. Ricordo quando, in un noto pub di Londra, qualcuno la suonò nel juke boxe: tutti i presenti cominciarono a muoversi e la birra scorreva a fiumi.
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Pulp – Different Class (1995)
Tra tutte le icone di Cool Britannia, credo che Jarvis Cocker sia nel complesso il personaggio che apprezzo maggiormente. L’ironia, lo stile, l’intelligenza, la sensibilità e la leggerezza che lo contraddistinguono, lo rendono una delle figure più amate nel brit Pop e sono le stesse peculiarità che ritrovo in questo lavoro. Disco 2000 e Common People sono diventate veri e propri inni generazionali, storie in cui perdersi e su cui sognare. “Cut Your Hair and Get a Job” potrebbe essere il mio prossimo tatuaggio.
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Suede – Suede (1993)
Il lato glam rock del brit pop, quello da giacchetto di pelle nero. Lo stesso che ho ancora nell’armadio e non ho mai smesso di mettere. Quello che, fino a qualche anno fa, vedevi ancora indosso ai vari, presunti, sosia di Brett Anderson in giro per Londra. Benché inizialmente amassi di più Coming Up – che contiene Trash, la loro hit che diede il nome anche alla club night londinese fondata da Erol Alkan – il debutto dei Suede è uno degli album che ho ascoltato di più. Le chitarre di Bernard Butler, l’androginia di Anderson, la teatralità e il pathos di cui è impregnato ne fanno, a mio avviso, il loro disco migliore. Scelgo, senza pensarci un attimo, il loro primo singolo capolavoro, The Drowners. «So slow down, slow down, you’re taking me over»: mi sciolgo.
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The Stone Roses – The Stone Roses
Album seminale per il britpop, must have per tutti i cultori dell’indie, nella top 10 dei miei dischi preferiti di sempre. Manifesto del suono di Madchester, assorbe la brezza psichedelica dei 60s e il sapore junkie dei rave all’Hacienda, confezionando melodie pop che ti si incollano all’orecchio. Ian Brown all’apice della sua forma: carismatico, magnetico e strafottente come pochi frontman dell’epoca hanno saputo essere. Cantare I’m The Resurrection e ballarla fino all’ultima nota della sua lunga coda strumentale è uno dei motivi per cui da 10 anni faccio Cool Britannia.
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