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A proposito di arte, piscio, cazzi and so on

Che bello, il caso di Santarcangelo ricorda che l'arte può dare ancora scandalo; un breve excursus sull'uso pazzo del corpo e dei suoi fluidi.

Scritto da Lucia Tozzi il 28 luglio 2015
Aggiornato il 15 settembre 2015

Andrès Serrano. Piss Christ

Eravamo preoccupati. Era dai tempi dei bambini impiccati di Cattelan a Milano che non si sentivano più toni indignati. Forse tramortiti dalla gloriosa stagione delle intercettazioni berlusconiane, quando gli editoriali del Corriere discettavano con competenza della quantità e qualità delle prestazioni di ministri e nipoti vari, gli italiani avevano perso ogni reattività.

Hai voglia a dissanguarti, a performare orge, niente riusciva a smuovere l’attenzione di media e benpensanti. E poi, nella palude più nera, ecco che un grazioso getto di pipì fuoriuscito da un pene armonioso al termine di una danza struggente e colta zac! provoca l’agognata rivolta della sciura Pina: un uomo si piscia in bocca in piazza! e giù polemiche, e la corposa replica della direttrice del festival di Santarcangelo in difesa dell’arte. Aaah, bene, così sì. C’è ancora speranza per tutti gli artisti.

Ringalluzziti da questa botta di adrenalina, ripercorriamo insieme la lunga tradizione artistica della body art più dissacrante attraverso alcuni suoi exploits, performativi e non.

Vista l’occasione, partiamo dall’antico legame tra piscia e arte, eternato da Duchamp con il suo orinatoio: praticamente il fondamento dell’arte contemporanea, richiamato con raffinatezza molti decenni più tardi da Andy Warhol nelle Oxidations (Piss Paintings).

Andy-warhol-piss-painting-oxidation-1979

Un grande aficionado del genere è Andres Serrano: la sua opera orinaria più famosa è sicuramente il Piss Christ (in apertura), ma l’immagine che fa al caso nostro appartiene alla serie A History of Sex (Leo’s Fantasy), del 1996:

Andres-Serrano-a-history-of-sex-cultura

Un’altra icona, restando sul mezzo fotografico ma di un genere completamente diverso, è il Boys pissing at party NYC (1982) di Nan Goldin, la più straordinaria testimone della vita promiscua newyorkese ai tempi dell’AIDS:

nan-goldin-boys-pissing-new-york-city-1982

Purtroppo non abbiamo trovato il video della trionfale Pioggia d’Oro di Cicciolina all’epoca del suo mandato parlamentare: la vicenda politica di Ilona Staller trasformò una banale pratica porno in un evento mediatico (segnato anche dalla battaglia animalista in difesa di un pitone imbavagliato con lo scotch), che poi il matrimonio con Jeff Koons nel 1991 contribuì a trasfigurare direttamente in un’opera d’arte.

Vi risparmiamo anche i pissing cruenti degli azionisti viennesi amici di Hermann Nitsch, perché invece ci piace chiudere questa sezione con il video esaltante di Michael Fassbender in Shame di Steve McQueen: voila

Insomma, in fondo l’universo semantico dell’urina è gioioso, liberatorio.

Giocare con lo sperma, si sa, è molto più impegnativo, anche se a detta di Virginia Woolf fu grazie ad esso che esplose la spregiudicata follia di Bloomsbury. Dopo uno screzio collettivo e un silenzio generale nel gruppo di giovani intellettuali (pesantissimi) londinesi, Lytton Strachey entrò nella stanza e, indicando una macchia bianca sul vestito di Vanessa, la sorella di Virginia, pronunciò l’impronunciabile: “Sperma?”. “Grazie a quell’unica parola – continua Virginia in Old Bloomsbury, nel volume Momenti di essere – tutte le barriere della reticenza e della riservatezza crollarono. Fu come se una cascata di quel sacro liquido ci avesse inondato. Da allora il sesso ha permeato le nostre conversazioni.”

Di tutte le masturbazioni dal vivo la più sublime è quella di Vito Acconci in Seedbed, 1972. Il visitatore entrava in una stanza con una pedana e ci camminava sopra, mentre sotto di lui l’artista si rotolava per ore con l’uccello in mano rantolando e rivolgendogli sconcezze inaudite.

https://www.youtube.com/watch?v=0jQ_Z5qeNnI

Si dice che Acconci sia passato dall’arte performativa all’installazione e infine all’architettura vera e propria (ha fatto un ponte a Graz, per esempio, anche bello ma di sicuro poco perturbante) perché nel 1973 a Firenze si era lanciato in una performance (Ballroom) in cui senza nascondersi sotto la pedana o dietro una parete proponeva alle spettatrici di scopare. Quando una spavalda ha accettato (era americana, eh? non italiana!) lui è rimasto sotto shock.

Alla fine, infatti, il corpo della battaglia è quello femminile: lo sapeva Courbet, e lo conferma la lunga serie di performers che ha scritto la storia della body art: iVagina Painting  (1965) di Shigeko Kubota:

shigeko_kubota__vagina_painting_(4_july_1965)-14C950024EC3432DC49

I celeberrimi tagli di Gina Pane e Marina Abramovic

Marina-abramovich-sangue

Fino al triste vittimismo di Regina José Galindo, che si è immolata in ogni forma pur di restare sulla cresta dell’onda (qui scegliamo un episodio meno sanguinolento del solito e più a tema, Piedra, del 2013):

https://www.youtube.com/watch?v=TQD3zJALPHk

Ma la più simpatica resta sempre Valie Export, che secondo una leggenda apocrifa in Action Pants: Genital Panic (1968) entrò col mitra in un cinema porno e si piazzò a gambe aperte con i pantaloni tagliati all’altezza della fica:

33_Valie-Export_Genitalpanik

Si potrebbe andare avanti all’infinito, ma è bello fermarsi qua.