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Giorgione

Qualche mese fa avevamo realizzato una breve intervista con Giorgione del Mastro Titta, non appena avuta notizia della chiusura del Mastro abbiamo deciso di riproporvela. Per un ultimo brindisi con le luci dell'alba.

Scritto da Nicola Gerundino il 23 febbraio 2015
Aggiornato il 6 giugno 2017

Descrivere Giorgione è un impresa ardua. Possiamo dire che è una figura alle soglie della mitologia per l’ambiente birricolo romano e per chiunque abbia classificato il fegato come un organo di secondaria importanza. È uno che quando c’è fa la differenza in qualsiasi luogo e situazione, e capisci subito chi è anche senza conoscerlo. Nonché, uno che non molla mai. Senza di lui e senza il Mastro Titta la passione e il gusto per la birra artigianale non sarebbero esplosi. Riuscire a scambiare quatto chiacchiere con lui è stato un onore. Ve le riproponiamo intervallando domande e risposte con una serie di immagini focalizzate sulle sue altrettanto antologiche magliette, vero e proprio elemento di distinzione tra uomo e superuomo.

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Zero: Iniziamo dalle presentazioni, come ti chiami e quando sei nato?
Giorgione: Giorgio Chioffi, 28/03/1969.

Quando hai iniziato a interessarti al mondo della birra artigianale?
Appena abbiamo assaggiato birre diverse, abbiamo anche iniziato a interessarci e a cercare cose nuove. Diciamo dal 2001.

Quando hai deciso di farlo diventare un lavoro?
Il mondo della birra era già il mio lavoro, il primo locale l’ho aperto nel 1992.

Raccontaci la storia del Mastro Titta
Mastro nasce da un’opportunità: un amico aveva un locale e una licenza, noi ci volevamo spostare. Avevamo idee.

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A mia memoria il Mastro Titta e il Ma Che Siete Venuti A Fà sono stati per anni gli unici due posti dove poter bere birre che non fossero delle lager industriali alla spina, com’era bere a Roma 10 anni fa?

Dodici, tredici anni fa erano molti pochi i posti. Sicuramente il “Macche” e, successivamente, il Mastro hanno aperto questo mondo a Roma. E questo ha fatto bene a tutto il movimento, le birre italiane hanno iniziato a girare.

Che ne pensi invece dello stato dell’artigianale in Italia e a Roma, adesso che è in crescita esponenziale? Si riesce a mantenere un livello di qualità alto oppure si stanno intrufolando troppi finti appassionati che, invece, cavalcano solo un’onda?
Di finti appassionati è pieno il Mondo. La situazione è che degli ultimi 200 birrifici aperti forse 10 valgono la spesa affrontata. E questi 10 pagano anche una concorrenza senza senso.

Quali sono i birrifici italiani che secondo te stanno lavorando meglio al momento?
Direi che quelli che facevano birra buona 5 anni fa la fanno ancora bene e pochi si sono avvicinati. Poi diventa una questione di gusti personali…

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La birra, italiana o estera, migliore che hai mai bevuto?
Anche qui è difficile. Sicuro quando sei in giro le cose hanno un altro sapore dato dal posto, dalla compagnia, dalla storia. Se devo dire una birra solo dirò Mummia. Ma ne potrei dire altre 50.

Quella che non leveresti mai dal tuo bancone?
Non c’è. Le birre sono intercambiabili se conosci le storie della birra. Certo, se potessi avere sempre un fusto di Zoigl

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Quando non sei al bancone del Mastro dove ti piace andare a bere a Roma?
Spesso acqua a casa. Se sono a Roma non ho che l’imbarazzo della scelta: Macche, Le Bon Bock, Must!, Birrifugio (tutti e due), Serpente e molti altri ancora. Se ho pochi giorni liberi direi Lambrate: il pub più bello d’Italia a mio parere.

Un luogo, anche al di fuori di Roma e dell’Italia, che consiglieresti di vistare per appassionarsi al mondo dell’artigianale?
Windischeschenbach in Germania (stabilmento Zoigl) e Cantillon a Bruxelles. Unici.

Parlando di aneddoti invece, se non mi sbaglio hai tatuato un casco da football, hai giocato in qualche squadra?
Ho giocato a football americano 20 anni ed è, dopo il publican, la cosa più bella e importante che ho fatto.

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Altra cosa che ho sempre ammirato (e ti ho sempre invidiato) sono le magliette con quelle frasi fulminanti sul bere, sono tutte frasi tue? Le magliette te le fai da solo?
No, non sono tutte frasi mie, anzi spesso faccio scrivere una maglia ad amici e birrai. Quelle che scrivo io sono di solito quelle con errori di ortografia.

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Visto che al Mastro si fanno sempre le ore piccole con parecchie pinte sul groppone, immagino che accadano sempre cose sopra le righe, ti ricordi la più assurda?
Il Mastro dopo una certa ora non è posto per tutti. Dopo la chiusura alle 5 i clienti vanno via e rimangono solo gli amici. Stare a volte sopra le righe è abbastanza normale…

Tante persone che conosco sono andate lunghe dopo delle bevute con te al bancone, c’è mai stato qualcuno che ha retto il tuo ritmo o addirittura ti ha mandato al tappeto?
Io non faccio sfide di solito, diciamo che a quell’ora sono poche le persone abituate a bere…

La peggiore sbronza che ricordi?
Non la ricordo.

Il tuo metodo per affrontare il post sbornia?
Se ho tempo, letto, gatti e Coca-Cola. Se mi devo muovere, due dita in gola, acqua e shot.

Se vive solo una volta. Pe fortuna.
Se vive solo una volta. Pe fortuna.