Quasi un anno fa, a luglio, siamo stati i primi a intervistare i due ideatori di mare culturale urbano, in occasione della stagione estiva che ha animato l’ovest milanese. Il 21 giugno 2016 inaugura dopo una trepidante attesa la Cascina Torrette di Trenno, dove si prepara una stagione estiva da paura.
A Milano, in zona San Siro, sta per arrivare mare culturale urbano. Uno spazio in movimento per l’arte, la cultura e la rigenerazione urbana come non se ne sono mai visti in città. mare avrà sale cinema, sale teatro, sale prova, spazi per il coworking e per la lettura, bar, ristoranti, stanze per residenze di artisti, aree per il relax e l’incontro: sarà un luogo aperto al quartiere e alla città, pensato per essere attraversato da persone e idee, per attivare progetti comuni, per incrociare flussi locali e internazionali e contaminare la vita di tutti con una cultura ibrida e sperimentale.
Gli ideatori di mare culturale urbano sono Andrea Capaldi e Paolo Aniello, che insieme a Benedetto Sicca hanno fondato un’impresa culturale sociale molto innovativa sia sotto il profilo degli obiettivi artistici che del modello economico. Appartengono tutti e tre al mondo del teatro e delle arti performative (Andrea ha lavorato con Ronconi, Eugenio Barba, e molto con Balletto Civile, Paolo ha curato e gestito diversi progetti europei, tra cui SPACE, progetto pilota per la mobilità artistica in Europa tra i più interessanti degli ultimi anni, e Benedetto è regista d’opera), ma nessuno è milanese d’origine. Eppure è qui che hanno cominciato a dare consistenza al progetto e, da più di un anno, a compiere azioni ed eventi sul territorio: feste, parate, scuole di rap, talent show, e giovedì 30 inaugura la stagione estiva di mare con due mesi di cinema, musica e anguria. Tra il 2016 e il 2017 mare diventerà un polo culturale urbano con due sedi vicino a San Siro: la seicentesca Cascina Torrette di Trenno, affacciata sulla piazza del cohousing Cenni di Cambiamento, e a pochi passi l’edificio di via Novara 75, che sorgerà su un’area messa a bando dal comune per il riuso degli edifici dismessi.
Ho incontrato Paolo e Andrea nell’ufficio di fronte alla cascina.
Perché pensate che Milano abbia bisogno di Mare?
Paolo: Milano ha già moltissime cose, è uno dei sistemi di produzione più organizzati in Italia, ma noi sentiamo la necessità di un passo in più, di un’interazione tra le arti e il tessuto sociale della città. Per noi mare è un luogo in movimento, un luogo dove si mescolano continuamente processi di creazione artistica e processi di rigenerazione urbana. Andrea: mare vuole prima di tutto cambiare le modalità della fruizione culturale a Milano e in Italia. Qui non esiste ancora un luogo che offre cultura 24 ore su 24 in modo libero, senza barriere all’entrata, in grado di diventare punto di riferimento per la comunità. E in più questo progetto unisce la residenza per artisti performativi, digitali, per musicisti, ricercatori, e un lavoro molto radicale sul territorio. Vogliamo innescare cortocircuiti di senso potentissimi, e poi esportare il modello a Napoli, Buenos Aires, Rotterdam.
Ok, Milano è fortunata. Ma perché allora cominciare proprio da qui e non da un’altra città, italiana o europea?
A: Perchè è l’unica città in Italia che in questo momento ti permette di realizzare un sogno. L’amministrazione ha lavorato benissimo negli ultimi anni, creando le condizioni per valorizzare gli spazi in disuso, le start-up: un fermento difficile da trovare altrove. E oltretutto è una vetrina internazionale, fare una cosa qua significa piantare un seme. P: Potremmo farlo in altre città europee, ma lì esistono già modelli che funzionano molto bene, come Matadero a Madrid o Vooruit a Ghent, o la Friche a Marsiglia. Come in questi spazi, noi lavoreremo sulla costruzione di un pubblico non elitario. L’arte per noi è di tutti, deve raggiungere tutti, e per farlo ci vuole uno sforzo da tutte le parti.
E come si ottiene un risultato del genere?
P: La cosa più importante è il modello economico: mare è prima di tutto un nuovo modello di impresa, che prova a sostenersi con le proprie gambe mescolando attività artistica e attività commerciale (bar e ristorante). Non è una banalità nel campo delle arti performative, perché l’alternativa è tra il confinamento in una nicchia microscopica e il finanziamento pubblico che seleziona con criteri simili a quelli di 40 anni fa, impermeabile alle nuove ricerche. Noi proviamo a mostrare che può esistere un’impresa culturale che si sostiene senza ricorrere esclusivamente all’entertainment. Se poi in futuro arrivano anche soldi pubblici sono naturalmente benvenuti… A: L’altro aspetto è creare uno spazio finalizzato allo stare bene, e non concentrato solo sullo spettacolo o sul laboratorio. Un posto dove si entra si entra prima di tutto perché si ha voglia di stare lì, per lavorare, mangiare, chiacchierare, per fare qualunque altra cosa, e dove in più c’è anche questa offerta di altissima qualità.
Come si è formato il gruppo di persone che ora lavora per Mare?
P. Tutto è partito dall’idea di una residenza per artisti, concepita da Andrea e Benedetto Sicca, un regista napoletano che vive e lavora a Milano. Poi ci siamo incontrati, grazie a Antonio Latella e Michela Lucenti (Balletto Civile), nel 2012, e insieme a Filippo Renda, un regista siculo che pure lavora a Milano, abbiamo sviluppato un concept in cui c’erano infilati tutti i nostri sogni e le nostre necessità. Dopo avere partecipato e vinto il bando del comune di Milano per l’area di via Novara nel 2013, su progetto dell’architetto Carlo Gandolfi, si sono formati i gruppi Ricerca e Sviluppo, con Sergio Galasso e Ilaria Morgantini, e Comunicazione, con Maddalena Fragnito e Camilla Pin, e si sono aperte le collaborazioni con artisti e ricercatori per i primi progetti sul territorio. Oggi siamo un gruppo di 14 persone interne e una rete impressionante di partecipanti e progettisti: le associazioni di Quarto Cagnino, artisti internazionali come Construct Lab e Cohabitation Strategies (COHSTRA), e milanesi come Landscape Choreography (LANCHO), Andrea Masu, Stefano Ghittoni, e molti altri.
Ma qualcuno di voi abitava già a Milano?
A: si, tutti tranne Paolo. Personalmente ero venuto a 18 anni per la Bocconi, poi il teatro mi ha rapito e ho fatto l’Accademia a Roma, ho girato lavorando prima come attore per il teatro più istituzionale, poi di ricerca, e quindi sono tornato.
Da un anno producete eventi con gli abitanti della zona 7. Ci raccontate come sono nati e come si sono evoluti questi progetti?
P: Le associazioni locali ci hanno coinvolto nella festa di Quarto Cagnino nel 2014, e con COHSTRA e LANCHO abbiamo avviato il programma City on the move, che unisce ricerca e azione sul territorio. Da lì sono nati R come Repubblica, un progetto mirato a costruire un’identità comune, proseguito durante l’inverno nell’eccezionale scuola di frontiera Paravia, e l’organizzazione della parata a conclusione della festa del Borgo. Poi abbiamo fatto una scuola di rap con l’aiuto di Daniele Diamante, un talent show (f***ing good talent) qui nella piazza di Cenni di Cambiamento (con performance eccezionali di Strasse e Myss Keta, tra gli altri), abbiamo organizzato un programma di residenza a Figino Borgo Sostenibile, housing sociale d’avanguardia, e ora avviamo la grande estate di mare, che culminerà a fine settembre con la nuova parata.
Che succederà in questi due mesi di dopo andiamo al mare?
A: giovedì 30 inauguriamo con una festa con dj-set e nel giardino dell’ex-scuola Manara in via Zoia, un luogo simbolico. Poi ci sarà l’arena cinematografica all’aperto curata da Sabrina Baracetti e Thomas Bertacche / visionario, e una volta alla settimana la balera, più, importantissima, l’anguria. Da settembre sono in programma anche una serie di eventi musicali a cura di Stefano Ghittoni con la collaborazione di Sangue Disken.
Chi vorreste al vostro fianco nella direzione di mare? E chi non vorreste mai più rivedere?
P e A. Quelli che ci sono già. e poi a rotazione ne verranno molti altri, ma sempre in funzione dei progetti che hanno proposto.
Che cosa andate a vedere a Milano? Quali sono i teatri, i luoghi e le persone che vale la pena tenere d’occhio?
P: su questo passo, mi trasferisco a Milano in pianta stabile dall’anno prossimo (ora abita e lavora a Amsterdam, ndr), e non sono ancora un habitué A: come tutti, sono attento alla programmazione del Franco Parenti e dell’Elfo. Non perdo mai le mostre all’Hangar Bicocca. Vado a Magnolia e a Macao. Ho un rapporto di grande stima e collaborazione reciproca con Esterni e con Care/of.
E dopo un anno di ricerca e eventi di Mare Culturale Urbano a San Siro e Quarto Cagnino, ci date qualche dritta per esplorare i dintorni?
A : andate ai parchi: Parco delle Cave, Parco di Trenno, Bosco in città sono forse i più belli della città ma mi pare di capire che la maggior parte dei milanesi li conosce solo per sentito dire. Per sentire un buon jazz c’è Spazio Teatro 89, in via fratelli Zoia, e a poche decine di metri ZOC, Zoia Officine Creative, un laboratorio culturale attivissimo nelle case inaugurate da meno di un anno. E poi ovviamente è fondamentale venire a Cenni di Cambiamento: questo cohousing per giovani, oltre a essere un esperimento abitativo molto felice, è una bella piazza, uno spazio pubblico nuovo arricchito dalla presenza del mitico Sadino, che ha aperto il bar latteria Oplat.
Ok, l’intervista è finita. Andiamo a berci una birra, magari si mangia qualcosa? Dove mi portate?
Da Sadino! che dubbio c’è? e poi se vuoi mangiare qualcosa andiamo all’angolo tra via Novara e via Morgantini: il baracchino “I panini dell’Isola Verde” è una scuola di vita, un punto di riferimento assoluto per capire chi gira da queste parti. E i panini sono buonissimi.