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Alessandro Longhin e Davide Martelli

«Spleen Et Ideal è un gin distillato da alcol biologico di grano italiano di alta qualità. La ricetta e il prodotto sono in continua evoluzione, garantendo sempre nuove esperienze e sensazioni in base alle botaniche scelte per le varie <em>batch</em>»

Scritto da Simone Muzza il 13 giugno 2017
Aggiornato il 3 ottobre 2017

Li avevamo intervistati per l’inaugurazione, a giugno 2015, del primo The Botanical Club in zona Isola (via Pastrengo 11), microdistilleria di gin con cocktail bar e ristorante chevvelodicoaffare ci sarete stati no?
Poi abbiamo risentito Alessandro Longhin (Treviso, 1982) e Davide Martelli (Milano, 1976) per l’apertura del nuovo Botanical del 23 giugno 2016 in via Tortona 33, proprio di fronte al Mudec.
Ma nel 2017 Ale e Davide non si sono fermati, anzi! Il mese di giugno li ha visti protagonisti di ben due nuove aperture: Idéal e Champagne Socialist. Ci è toccato riaggiornare l’intervista!

ZERO: Ciao ragazzi, cosa bolle in pentola?
Alessandro Longhin e Davide Martelli: A pochi giorni dall’apertura del nuovo cocktail club Idéal – intimo e raffinato banco sperimentale di The Botanical Club in Via Salutati 17 – inaugurerà a fine giugno Champagne Socialist, il nostro nuovo progetto. Champagne Socialist è il primo luogo in città dedicato ai vini vivi, naturalmente prodotti e imbottigliati da un nuova generazione di vignaioli indipendenti, italiani e europei. Una band di artigiani autarchici capaci di applicare la conoscenza e la tecnica contemporanea rifiutando l’uso della chimica, in vigna come in cantina, ponendosi in totale antitesi all’enologia degli ultimi 20/30 anni.
La nuova apertura a Milano – questa volta in Via Lecco alle spalle di Porta Venezia, quartiere tra i più in fermento oggi a Milano – nasce da un’inesauribile e costante lavoro di ricerca che ci ha portato nell’ultimo anno a costruire una selezione di etichette senza precedenti e in continua implementazione.
Champagne Socialist sarà un luogo accessibile – raffinato e brutale allo stesso tempo – in cui stare bene e sperimentare le vere personalità del vino, un nuovo zeitgest enologico da cui partire per riscoprire il piacere di bere vini entusiasmanti in totale armonia con la natura e il proprio corpo. #winetonite #revolutiontomorrow

Intervista del 19 giugno 2016:

The Botanical Club, capitolo 2. Potete raccontarci come mai avete deciso di intraprendere questa nuova avventura?
Come succede di leggere spesso nelle biografie di uomini eccentrici e progetti disruptive, le grandi scelte che ne determinano il successo accadono nei modi e nelle situazioni più estremi e inaspettati. La decisione di questa seconda apertura ci piace collocarla in un contesto simile, mentre cercavamo senza sosta un nuovo luogo in cui spinoffare il progetto di distilleria. Siamo entrati in via Tortona 33 ancora in cantiere ed è scoppiato l’amore, di lì a poco la decisione di aprire un secondo The Botanical Club con una personalità e una veste del tutto nuova. Detto questo, il design district è un quartiere che ci ha sempre intrigato molto, quando vi inviteremo a sbirciare in anteprima lo spazio, siamo sicuri sarà amore a prima vista anche per voi.

Com’è il nuovo locale? Quali sono le differenze con quello dell’Isola?
Il locale di Tortona è stato concepito dallo stesso blocco grezzo, dalla stessa Company culture ma non darà vita a un progetto replica. Non crediamo nei cloni. Condividerà con Pastrengo alcune scelte azzeccate sull’esperienza generale e avrà codici estetici simili, ma per l’architettura stessa del bulding che ci ospita e per la novità di aprire anche nella fascia pranzo tutto sarà rimodulato in modo da armonizzarsi al progetto e alla zona. Come avviene in natura bisogna essere adattogeni, non invasivi.

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A proposito del ristorante, mi avete anticipato la vostra cotta per il poke? Mediaticamente parlando, è il nuovo ceviche?
Con il ceviche ha in comune l’Oceano Pacifico e alcuni profumi, ma è un piatto più crossover che strizza l’occhi quasi ad Oriente. Un cugino punk del chirashi.

Avete scelto una zona in cui stanno succedendo molte cose, ma ancora poco frequentata di sera nonostante la presenza di Base, del Mudec e altre realtà. Avete in mente un locale più notturno come proposte? Party, dj set, eccetera?
Da questa parte della città la verità è che ci sono pochissimi (nessuno?) cocktail bar di livello. Solo questo dovrebbe essere una buona scusa per “scollinare” dal naviglio e venire verso questi lidi. Per quanto riguarda la musica la risposta è: certo! Non sappiamo bene in che modo lo faremo ma possiamo dirvi che non abbiamo più la vecchia che ci tira l’acqua dal piano di sopra.

A distanza di un anno, ci fate un bilancio di The Botanical Club Isola?
Essere stati la prima microdistillery di gin ci ha premiati e ci sta facendo fare passi da gigante. Un bilancio? A parte i mesi della burocrazia e degli esseri mitologici, siamo riusciti a circondarci quasi subito di persone di grande spessore e, con un pizzico di fortuna (e qualche lacrima), a consolidare un team che è poi riuscito a raccontare bene la nostra storia. Fuori c’è grande consapevolezza, se racconti cazzate o fai speculazioni sei fuori.

Quali sono le cose andate meglio?
Ci ha stupito essere riusciti a spostare così tanta gente verso Isola ed essere riusciti a creare un nuovo punto di riferimento per appassionati in questa Milano rifiorita.

E cosa, invece, non vi soddisfa ancora?
Stiamo lavorando ancora molto sul fine tuning generale e sulla “ars distillatoria”. Su quest’ultima avremo ancora parecchia strada da fare, anche se l’inizio è stato travolgente.

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Al di là degli ottimi cocktail e della cucina internazionale, la carta vincente del Botanical è la distilleria di gin. Potete raccontarci com’è il vostro gin? Dove prendete le botaniche? E l’alcol? Siete soddisfatti del risultato? Avete nuovi progetti in questa direzione? In che cosa è diverso il vostro gin rispetto a uno industriale?
Il nostro gin è in continua evoluzione e sviluppo. A oggi Spleen Et Ideal è un gin distillato da alcol biologico di grano italiano di alta qualità. La ricetta e il prodotto sono in continua evoluzione, garantendo sempre nuove esperienze e sensazioni in base alle botaniche scelte per le varie batch. Il ginepro, selezionato tra decine ordinate un po’ da tutto il mondo, è di provenienza serba e si presenta con una bacca viola molto dolce e resinosa. Le altre botaniche che compongono il bouquet aromatico di base sono frutto di una ricerca incessante attraverso i migliori micro fornitori italiani e internazionali. Parliamo di cardamomo, semi di coriandolo, cassia, iris, bergamotto, angelica e molti altri. Il nostro obbiettivo è sicuramente affinare e perfezionare la ricetta per rendere Spleen et Ideal un gin elegante e di personalità in cui riconoscere e apprezzare le peculiarità di tutti gli elementi utilizzati. A oggi Spleen Et Ideal è molto apprezzato dai nostri clienti in via Pastrengo e sicuramente sarà principe dell’esperienza in via Tortona. Per pochi happy few imbottigliamo 100 bottiglie da mezzo litro al mese prenotabili direttamente al banco di The Botanical Club.

Ora che ce l’avete fatta e ci si può scherzare su, ci raccontate qualche aneddoto sui problemi burocratici da affrontare per la produzione di un distillato in un locale?
Non si scherza con la Dogana.

Leggi qui di seguito l’intervista del 23 giugno 2015.

Perché avete deciso di aprire un locale?
In realtà la scelta iniziale non è stata quella di aprire un locale… Cercavamo uno spazio in cui installare il primo alambicco e iniziare con la ricerca e definizione del nostro gin. L’idea era quella di partire con la prima micro distillery in città. Tutti ci dicevano che non era possibile, noi abbiamo continuato a crederci. Avevamo all’attivo diverse esperienze nell’advisory per progetti food con il nostro collettivo, Brigade de Cuisine, con cui abbiamo lavorato ghost per sviluppare e correggere molti progetti di ristorazione oggi di successo.
Quando l’ennesima richiesta ci ha raggiunti mentre eravamo al culmine della nostra ricerca sul gin abbiamo pensato di sviluppare un club che unisse l’expertise nel mondo del food e i nostri studi e progetti sulla distillazione. È nato cosi The Botanical Club, prima distillery con fine dining e cocktail bar.

Bar Milano The Botanical Club - cocktail bar

Come mai avete scelto il quartiere Isola?
Lui ha scelto noi. Noi ce ne siamo innamorati. Le storie d’amore funzionano sempre così, uno sceglie l’altro e si innamora.

È stata dura dal punto di vista burocratico? Potete raccontarci qualche aneddoto?
Ahahahaha.

Come mai il gin? E perché avete scelto la strada anche della produzione?
Il gin è alchimia, ricerca, armonia. Come nella musica la conoscenza e lo studio ti permettono di comporre, ma per avere un pezzo in heavy rotation devi avere qualcosa in più. Noi abbiamo scelto di essere producer ed enterteiner allo stesso tempo.

Come si fa il gin? Potete raccontarci come sarà il vostro?
Il gin ha una produzione articolata, fatta di diverse fasi e passaggi. È naso e palato, perfezione alchemica. Ci sono gin dal bouquet semplice, altri ricettano fino a 50 diverse botaniche. Il nostro per ora è in alpha testing.

Bar Milano The Botanical Club - gin of the day

Potete parlarci della linea del bar?
Il cocktail bar, guidato da Katerina Logvinova, propone una linea di drink signature e twist on classic affiancata per ora da un centinaio di gin premium da tutto il mondo. Il nostro cocktail bar è in sinergia completa con i prodotti che ricettiamo e produciamo nella nostra distillery.

E della cucina?
Ci piace definirla “Logica”, piatti incentrati su un prodotto di grande qualità – senza limiti di territorialità – trattato con intelligenza e rispetto. Una “Rotta Logica” del gusto come amiamo chiamarla citando Bernard Moitessier.

Qual è il cocktail che avete bevuto che vi è piaciuto di più? Dove l’avete bevuto?
(risponde Alessandro) Il Martini Cocktail del Serendipity di Tokyo (ricordo anche la carta da parati dei bagni).

Tu cosa bevi di solito?
(risponde Alessandro) #iononbevomolto

Quali sono i vostri bar e ristoranti che frequentate a Milano?
Di deformazione ci piace provare e cambiare spesso, difficile dirti un locale nello specifico, sono diversi, ognuno per qualcosa in particolare. Se proprio dovessimo indicarti due ristoranti ti diremmo 13 Giugno Bistrot per il pranzo e per cena Casa Ramen.

The Botanical Club Tataki di palamita, Miso, Dashi di pomodoro, Ciliegia, Salicornia 3

Vi ricordate la prima volta che siete stati in un locale notturno? Ce la potete raccontare?
(risponde Alessandro) Non ricordo, probabilmente molto divertente.

Qual è il rimedio per una sbronza?
Una fidanzata.

Tartare di vitello, Vernaccia, Anguilla affumicata, Gelato alla senape