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Il team di Santeria Social Club

«La città è cambiata, in meglio. Merito, a nostro avviso, di una giunta che ha saputo veicolare il fermento che si stava creando, e ha trovato una città disposta ad aprirsi come noi, non ricordiamo fosse mai successo prima. Se quando abbiamo aperto Santeria nel 2011 potevamo timidamente affermare che eravamo gli unici a proporre qualcosa di diverso, ora per fortuna siamo in tanti, tantissimi, che è sempre una buona cosa»

Scritto da Simone Muzza il 15 gennaio 2016
Aggiornato il 2 marzo 2017

da sinistra in alto: Mauro Ceriani, Diego Montinaro, Caterina Corrias, Daniela Amati, Marco Aimo, Filippo Anglano. Da sinistra in basso: Mauro Del Rio, Andrea Pontiroli, Silvia Moia, Teo Segale, Sergio Frigerio, Filippo Cecconi, Riccardo Negri. Assenti: Giulia Elefanti e Riccardo Lia.

Foto di Raul Colombi

A poche settimane dall’apertura di Santeria Social Club, Zero ha intervistato tutti e 16 i soci di quello che a tutti gli effetti sarà il luogo del 2016, e dal 2016 in poi ci auguriamo.
Chi sono, cosa fanno, chi decide, chi ha messo i soldi, chi fa da bere e da mangiare, chi organizza i concerti, quali eventi verranno organizzati e tutto quello che quando si entra in un locale è impossibile chiedere lo trovate in quest’intervista. Per tutto il resto, basta fare un salto in viale Toscana 31. Come ci siete già stati? Chiaro, un salto almeno una volta a settimana intendevamo.

Nella foto di copertina, da sinistra in alto: Mauro Ceriani, Diego Montinaro, Caterina Corrias, Daniela Amati, Marco Aimo, Filippo Anglano.
Da sinistra in basso: Mauro Del Rio, Andrea Pontiroli, Silvia Moia, Teo Segale, Sergio Frigerio, Filippo Cecconi, Riccardo Negri.
Assenti: Giulia Elefanti, Riccardo Lia, Fulvio De Rosa.

ZERO – Cos’è Santeria Social Club?
Santeria Social Club – SSC è uno spazio dedicato alla cultura, alla musica, all’arte, al buon cibo e al buon bere. Una factory nel vero senso della parola, con bar, teatro, co-working, un print club, un negozio. Uno spazio per la città dato dalla città ad alcune persone che hanno deciso di investire lavoro, tempo, sudore e soldi (tutti nostri) nel posto dei loro sogni.

Chi è Santeria Social Club? Chi fa cosa? Chi decide?
SSC sono 16 soci che vengono dalle più disparate esperienze: direttori artistici di club, discografici, comunicatori di vario tipo ma anche commercialisti, imprenditori e liberi professionisti.
Ognuno offre alla società le proprie competenze nella misura in cui gli è possibile: con l’apertura di SSC alcuni hanno lasciato il proprio lavoro precedente per dedicarsi al 100% a questa nuova avventura. Per quanto riguarda la parte decisionale, non esiste un capo assoluto ma in base all’argomento le persone che hanno più competenza nel campo prendono le decisioni che vengono comunque condivise da tutta la società.

Perché, oltre all’esperienza Santeria, avete deciso di aprire un nuovo locale?
Perché avevamo voglia di diventare più grandi, di trovare uno spazio come quello in viale Toscana che ci permettesse di ampliare le attività che già facevamo in via Paladini portandole ad un livello diverso, qualcosa che parlasse a tutta la città. O perché siamo dei pazzi scriteriati.

Potete raccontarci la storia di SSC dall’inizio e come avete fatto a vincere il bando?
Abbiamo sempre avuto in mente di aprire un’altra Santeria e nel corso degli anni abbiamo avuto diverse idee. Poi siamo venuti a sapere del bando per l’assegnazione dello stabile in viale Toscana e il progetto ha preso forma, lo abbiamo presentato a giugno del 2014 e abbiamo saputo che avevamo vinto ad ottobre. Dopo circa un anno di sopralluoghi, progettazione e lavori, abbiamo aperto.

Quando tutto era solo sulla carta - Gli spazi e il cronoprogramma
Quando tutto era solo sulla carta – Gli spazi e il cronoprogramma
 
Ci confermate quindi che è possibile vincere un bando senza santi in paradiso?
Assolutamente sì!

Cosa vi aspettate da questo nuovo progetto?
Ci aspettiamo che diventi un punto di riferimento artistico e sociale per la città di Milano e non solo. Un posto in cui le persone si sentano a casa e in cui conoscano cose nuove, in cui la proposta, artistica, di intrattenimento, di pura socialità, sia il motore imprescindibile di tutto.

Basta fare un giro alla SSC per rendersi conto che avete investito tantissimi soldi. Come avete fatto? C’è qualche imprenditore che vi ha dato una mano?
Abbiamo fatto un piano economico che si è sviluppato e modificato nel tempo durante esecuzione dei lavori, basato su prestito dei soci, finanziamento bancario e sponsor derivanti principalmente dal mondo “beverage”, inoltre abbiamo ri-capitalizzato la società coinvolgendo alcune persone che si sono entusiasmate per il progetto.

Come avete collaborato con gli architetti per trovare la giusta definizione degli spazi? Quale studio di architettura avete deciso di coinvolgere?
Lo studio che ha realizzato il progetto e seguito i lavori si chiama Revalue. Bisogna dire che le nostre idee erano molto chiare sin dall’inizio e loro sono stati molto bravi a rendere reale quello che era nelle nostre teste.

Cristiana Cutrona di Revalue al lavoro con i soci di SSC
Cristiana Cutrona di Revalue al lavoro con i soci di SSC
 
Vi spaventa diventare così grandi?
Diciamo che molti di noi hanno perso parecchi chili ed ore di sonno negli ultimi mesi ma siamo sicuri della strada che abbiamo preso e delle nostre forze.

C’è qualche locale nel mondo a cui vi ispirate?
Non perché non vogliamo ammetterlo ma l’ispirazione diretta è cosa che ci appartiene solo fino a un certo punto. Citiamo comunque posti come Point Ephemere, il Brooklyn Bowl o il Rote Fabrik.

Potete raccontarci la linea del bar e del ristorante di SSC?
Il ristorante vive in differenti ore della giornata e si muove fra il pranzo di lavoro veloce e leggero, l’aperitivo con sfizi e bocconi (qualcosa tra la tapas e il bacaro veneziano), la cena e il brunch del weekend, senz’altro il nostro cavallo di battaglia. Cucina concreta, fresca, lontana da esibizionismi televisivi ma curata in ogni dettaglio. Il bar si sviluppa davanti a una bottigliera importante per dimensioni e contenuto. L’esperienza e la classe di Fabio Spinelli e del suo team fanno il resto: una cocktail list in evoluzione, drink dedicati per eventi particolari, una voglia invidiabile di sperimentare e inventare.

Fish&chips, bloody mary e 45 giri
Fish&chips, bloody mary e 45 giri
 
Che cos’è un print club? Come si sviluppa la proposta di SSC?
Il print club è un atelier aperto, un laboratorio, un cantiere creativo dove saranno a disposizione degli utenti macchine come la risograph, per la stampa serigrafica, 3D, laser ed evoluzioni relative. Il Print Club è affidato al W.E.T. Studio, che coordina e produce tutta la comunicazione visuale di Santeria e gestito in collaborazione con l’artista, produttore, collezionista e agitatore culturale Giacomo Spazio.

Quanto costerà lavorare al coworking? Che cosa comprende la quota?
Lavorare al coworking costerà 10€ al giorno, 100€ al mese, 1000€ all’anno. Sembra una filastrocca ma è vero. Comprenderà una postazione con wi-fi, reception di posta e fax, pulizie, una card per una convenzione al bar/ristorante e la possibilità di incontri sorprendenti.

Che tipi di corsi organizzerete? Quanto costeranno?
Come prima cosa stiamo spostando alcuni corsi che facevamo in via Paladini qui in SSC, come a esempio quello in Marketing, Management e Comunicazione della Musica; sicuramente ne svilupperemo altri e siamo aperti a proposte che rimangano comunque in linea con la nostra idea di formazione. Per i costi sarà in base ovviamente al tipo di corso e di docenza (il corso di Marketing di cui sopra, per esempio, costa 480€, ndr).

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Siete a Milano da anni. Cosa è cambiato dall’inizio nella richiesta dei ragazzi che vivono la città? Nuovi gusti, nuove abitudini, nuove richieste?
Il pubblico ci sembra decisamente più esigente, come noi del resto, e ci pare giusto quindi confrontarci ogni volta con una richiesta precisa. Diciamo che non si può sgarrare, o quando capita, perché capita, bisogna avere l’umiltà di riconoscerlo, scusarsi, e migliorarsi. L’importante è avere dei criteri e dei parametri, chiari, e su quelli costruire una credibilità, così siamo certi di attirare un pubblico di appassionati e curiosi, come noi del resto.

Gira voce, per esempio, siate interessati alla cultura videoludica? Vero? Altri ambiti che vorreste coinvolgere o approfondire e con che proposte?
Lo siamo e lo dimostreremo molto presto, già in passato nella sede di via Paladini ospitammo un piccolo festival chiamato Playing The Game. Ora alzeremo un po’ la posta, ne potremo parlare a breve. Gli altri ambiti che andremo a occupare e dai quali ci lasciamo stimolare sono quelli che coprono le passioni private di ognuno di noi: il cinema, la bicicletta,
la tecnologia. Le prime tre che ci vengono in mente, davvero. Mai come oggi sentiamo di voler provare sempre più cose differenti.

Potete farci un confronto della città e dei suoi abitanti da quando avete cominciato a lavorare in questo settore a oggi? Com’è cambiata? L’ha fatto in meglio o in peggio?
La città è cambiata, in meglio. Merito, a nostro avviso, di una giunta che ha saputo veicolare il fermento che si stava creando, e ha trovato una città disposta ad aprirsi come noi, non ricordiamo fosse mai successo prima. Se quando abbiamo aperto nel 2011 potevamo timidamente affermare che eravamo gli unici a proporre qualcosa di diverso, ora per fortuna siamo in tanti, tantissimi, che è sempre una buona cosa.

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Quali sono i vostri posti del cuore a Milano: bar, ristoranti e luoghi per la musica?
Andiamo in ordine sparso perché siamo in tanti: al Lo-Fi per certa bella musica, come al Circolo Magnolia sempre per i concerti dal vivo o anche il Blue Note in alcune sere. Per mangiare Trippa, felice novità, e L’Albero Fiorito per dirti degli opposti che sposano la stessa filosofia o Carlo e Camilla in Segheria o qualsiasi cosa faccia Perdomo nella sua nuova casa. Per berne una sicuramente Lacerba, e quando ne vogliamo una a tarda notte, tarda tarda, il Rainbow Bar.

In quanti siete ad occuparvi della parte musicale di SSC? Da quali esperienze in ambito musicale arrivate?
Sono tre le persone ad occuparsi della parte musicale: Teo Segale, ex discografico in Spin-go!; Diego Montinaro, ex direttore artistico del Tunnel Club; Filippo Cecconi, musicista e fino a poco fa nella programmazione del Circolo Magnolia.

C’è stata qualche esperienza, oltre a quella in Santeria, di club o luoghi per la musica “ibridi” a Milano che è stata formativa per voi?
Ad esser sinceri non più di tanto, più all’estero, ed è forse anche il motivo della novità, per Milano, della nostra proposta.

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Come sarà la proposta musicale di SSC? Nello specifico: che tipo di live possiamo aspettarci nel breve periodo e quale nel più lungo? Ci sono in particolare dei live che potete/volete segnalarci?
La proposta musicale sarà molto eterogenea ma avrà come comun denominatore la qualità e nella maggior parte dei casi l’esclusività. Ad esempio tra gennaio e febbraio avremo le 3 date in acustico de Le Luci della Centrale Elettrica (già sold out), il festival di Better Days (che toccherà molti argomenti ma avrà una parte live serale con Aucan, Kode9, Clap! Clap! e altri), il progetto live di Teho Teardo su Man Ray e lo spettacolo di Pacifico e Neri Marcorè “Le Mosche”.

Con quali altre realtà “musicali” del territorio farete rete?
Non prendetela come una risposta intrisa di Democrazia Cristiana: con tutte quelle che ci proporranno dei contenuti e delle idee interessanti. Nessuna preclusione, ma un timone artistico da tenere ben stretto.

Aldilà della specifica proposta musicale, c’è un’idea di “atmosfera” che avete più o meno in mente e che vi piacerebbe ricreare per la fruizione della musica, rendendola un elemento distintivo di SSC?
Qualcosa di simile al Club Silencio in Mullholland Drive, il film di Lynch, un pub a Brixton, un chiringuito in Costa Rica, un sound-system in un bosco, un concerto di classica sul bordo del cratere di un vulcano. Per darti un’idea sommaria di atmosfera. (E vabbe’… questa ce la siamo cercata, NDR).

L’esperimento cibo + musica (mi riferisco ai matinée) è appena cominciato, come è andato? Pensate che possa avere successo?
L’esperienza dei matinée in realtà la portiamo avanti in via Paladini da qualche anno e ha avuto successo da subito, infatti è una delle prime cose che abbiamo replicato in viale Toscana.

I concerti saranno sempre gratuiti? All’opposto, c’è l’idea di dare spazio anche a qualche evento/concerto “esclusivo”?
I concerti saranno sempre gratuiti nella sala bar mentre nel Teatro saranno tendenzialmente a pagamento a meno di eventi particolari.

Rispetto a quella che è la proposta musicale in città, credete che ci siano dei vuoti da colmare o delle opportunità da cogliere? Ovvero: c’è qualcosa che manca, in termini di tipologia di spazio, di richiesta non soddisfatta, di proposte musicali che hanno spazi ridotti e che come SSC vi proponete di riconoscere e valorizzare?
In senso stretto non manca nulla. A Milano passa praticamente tutto quello che passa nella maggiori capitali europee. C’è ricchezza di proposte, diversificazione, alto, basso, idee. Forse manca un contenitore unico che possa unire con personalità, davvero, servizi, cultura, arte, ristorazione. Un luogo che voglia parlare a quanta più gente possibile senza far cadere le cose dall’alto, ma senza nemmeno nascondere determinate ambizioni.

In un luogo così grande, il grande rischio è quello di perdere l’identità. Come riuscirete a rendere SSC un locale a misura d’uomo?
Crediamo che chiunque entri nel nostro locale – questo come quello in via Paladini – possa affermare che la nostra identità è ben definita e chiara perché mettiamo tutti una parte di noi in questo progetto, e siamo convinti che si percepisca.