Lorenzo Ferrero è la quintessenza della torinesità. Compositore contemporaneo prolifico, è uomo di rottura e di cultura. In un’epoca come gli anni 70, in cui la musica classica doveva per forza essere alta, concettuale, elettronica, esclusiva ed escludente, Ferrero ha deciso di parlare un linguaggio dalla capacità comunicativa più forte del puro teorema o del sofisma intellettuale. Inventa un suono nuovo che riassume, che traduce il proprio retaggio culturale (allievo di Mila e di Vattimo), la propria passione e cultura musicale in un unicum eclettico che non si vergogna di essere tonale, di contaminarsi con i post-veristi, dagli echi pop, neo-romantici, persino kitsch. La libertà e la spudoratezza di queste operazioni lo fanno assomigliare a un Bernstein tutto italiano ma che porta con sé l’ironia, la ricercatezza timbrica, la molteplicità di livelli di lettura, insomma la complessità culturale che spesso sfugge agli Americani, ai Tedeschi, ai Francesi. Il secondo concerto monografico della stagione di Sentieri Selvaggi ci racconta la storia musicale di questo meraviglioso artista, compagno di strada dell’ensemble milanese sin dall’inizio.