A poche settimane dalle elezioni politiche russe, o più propriamente della vittoria schiacciante del presidente Vladimir Putin, la Galleria Pack ospita una mostra del più grande artista-attivista russo Pyotr Pavlensky.
In questo caso si parla proprio di mostra, in quanto si può guardare ma non comprare; nessuno dei lavori è in vendita. Giampaolo Abbondio, fondatore della galleria, sposa la causa di Pavlensky e poi vola a Miart.
Al confine tra arte e attivismo l’artista, famoso per le sue azioni estreme, si definisce come esponente dell’arte politica. Attivo dal 2012, Pyotr Pavlensky fa del suo corpo il manifesto della sua lotta. Intriso di contenuti politici, estremamente provocatorio, il suo lavoro artistico coincide con la sua persona.
In una Russia volutamente e consciamente dormiente, come dice l’articolo di Igor Mintusov riportato nel giornale Internazionale, alla fine va bene così o era peggio prima, il 35enne Pavlensky non resta in silenzio davanti ai soprusi e alle ingiustizie sociali del suo paese, o meglio anche a bocca cucita parla più forte di chiunque altro e fa parlare di sé. Di militanti nell’arte ce ne sono tanti e la body art è in voga da molti anni ormai, ma di Pyotr Pavlensky, che mette a repentaglio la sua vita ogni giorno e conta più arresti di Ai Weiwei, e che dall’ultima azione, seguito all’incendio della porta della Banque de France in Place de la Bastille a Parigi, è in carcere come indica il nome della mostra: 439754, ce n’è uno e uno soltanto. Non è la pazzia che da origine alle sue azioni, ma è la vis di un uomo, del più radicale fra i radicali, che fa del suo corpo una metafora della Nazione: più forte e cruenta è, più il messaggio sembra passare, affascinando e allo stesso tempo angosciando. La sua arte non è solo denuncia ma è azione, rivoluzione; come la presa della Bastille simboleggiava la caduta dei monarchi, l’incendio della Banque de France è la caduta dei banchieri.
Di forte impatto visivo ed emotivo, le sue azioni sono immortalate da fotografie, che anche se non possono cogliere l’intera portata delle sue azioni ne documentano la determinazione. Già presentate alla Saatchi Gallery durante la mostra Art Riot: Post-Sovietic Actionism, in occasione del centenario della rivoluzione di Ottobre, alcune fotografie delle azioni di Pavlensky sono ora mostrate al pubblico milanese. La mostra monografica comprende lavori fotografici di ben cinque azioni diverse, documentazioni e video: una vera e propria cronaca per immagini. Se è vero che è il luogo a definire l’opera d’arte tale, la scelta di esporre queste coraggiose prese di posizione di Pavlenksy è in sé una presa di posizione e potrebbe estendersi alla città meneghina?
Geschrieben von Chiara Di Leva