Resterà per sempre epica la scena di „Blow Up“ in cui il protagonista David Hemmings, bighellonando allo sbaraglio, finisce in un basement londinese dove un pubblico di giovani attoniti sta ascoltando gli Yardbirds eseguire “Stroll On”, con alle chitarre Jeff Beck e un giovane Jimmy Page in versione mod. Beck, irritato dal malfunzionamento dell’amplificatore, finisce per spaccare il suo strumento, gettandolo in pasto al pubblico. Nel nostro tempo, l’uomo che ha ridefinito il ruolo della chitarra elettrica nella storia del rock, partendo dall’immortale „Truth“ per poi incrementare la sua arte strumentale con dischi di spessore marmoreo come „Blow By Blow“ e il successivo „Wired“, lo ritroviamo in questa altera cornice sabauda assieme ai suoi durevoli esercizi di stile e una sezione ritmica che da sola varrebbe tutto il prezzo del biglietto: Vinnie Colaiuta alla batteria (dobbiamo dire chi è?) e il miracolo femminile delle quattro corde, la gaia e graziosa Tal Winkenfeld. Beck, una verità che cammina, a 73 anni e non sentirli.