„There’s a harp in that piano/ And there’s a girl inside that boy“ Baby Dee
Baby Dee, performer transgender, è una di quelle artiste che dobbiamo sempre tenerci care, vicine, strette, amiche, compagne. Uno di quei rari esempi in cui il corpo, il genio, la polistrumentista, cantautrice e compositrice sono intrinsecamente legati, una trama fitta di esperienza, di resistenza, di denuncia, di narrazione. Un’esperienza vissuta sul palco e fuori dal palco. Un nucleo che ci interroga, che ci svela le quotidiane, romantiche, crudeli, spartane e complesse storie della strada, del viaggio. Una voce che supera, valica, trasfigura i confini. Nodosa, antica, aliena, salvifica e marziale. Le sue collaborazioni da Anohni ai Current 93 non sono che dei segmenti all’interno di una discografia che invita e sfida all’ascolto. È live la sua vera dimensione, la sua magia freak si libera, potente, unica. Un corpo, una voce, un’esistenza che si afferma, rivendica, occupa.
Geschrieben von Paolo Santoro