Difficile descrivere la musica di Sir Richard Bishop senza prima nominare i leggendari Sun City Girls, nati nell’Arizona di inizio 80 in cui, c’è da immaginare, siano apparsi come veri e propri alieni. Trio composto da Richard, suo fratello Alan e il batterista Charles Grocer, i SCG erano dediti alla sperimentazione e improvvisazione rock più weird: uno stream of consciousness dal freak folk al Medio Oriente, passando per il free jazz, le chitarre twang di Morricone e chi più ne ha più ne metta – un faro per chiunque persegua la via di una musica spontanea e senza confini. L’esperienza dei Sun City Girls si è interrotta definitivamente nel 2007 con la morte di Grocer, ma lo spirito continua nei progetti dei fratelli Bishop, ad esempio nelle esplorazioni world dell’etichetta Sublime Frequencies. Se Alan lo troviamo a jammare al Cairo con i Dwarfs of East Agouza, Richard si è invece dedicato sempre più alla chitarra, a partire dal debutto da solista nel 1998. Il suo è uno stile particolarissimo, in cui improvvisazioni circolari possono deragliare verso territori inaspettati, come ipnosi su scale indiane che passano al flamenco e poi schizzano su un country cubista. Una magia musicale che non va definita o letta, ma ascoltata dal vivo per goderne gli effetti e abbandonarsi a un viaggio irripetibile.