Si pensa che la parola inglese „glitch“ derivi dal termine tedesco „glitschen“ (slittare) e dalla parola yiddish „gletshn“ (scivolare, pattinare). Carsten Nicolai aka Alva Noto di pattinate tra i glitch – termine usato in elettrotecnica per indicare il picco breve e improvviso causato da un errore nella forma d’onda – ne ha fatte molte, a più fasi, in cicli differenti, da solo, in compagnia. Ha fatto di un segnale di disturbo un’arte, strutturando in maniera scientifica le sue composizioni quasi sempre accompagnate dalla visibilità del suono (quando non sono visual, sono luci o entrambi).
Inventando, evolvendo e declinando le sue forme d’espressione nel tempo Alva Noto è diventato una figura iconica per quel territorio ibrido a metà strada tra musica, arte visiva e scienza. Due le sue uscite più recenti: da una parte „UNIEQAV“, terzo e ultimo capitolo della trilogia “uni”, nato dalla volontà di esprimere il momento in cui l’artista entra in sinergia con il pubblico – non a caso il disco è molto più musicale e a tratti ballabile in termini di orecchiabilità.
Dall’altra „Glass“, prodotto insieme al suo storico compagno di giochi Ryuichi Sakamoto, che invece si spinge sempre di più verso una trasparente e rarefatta direzione di suono che protende alla sospensione sia di forma che di fatto. Quasi a sembrare che quello che si doveva dire, per il momento, è stato detto ed è tempo di entrare in una nuova fase. Quello a cui dovremmo assistere stasera è il nuovo live a/v di „UNIEQAV“: di qualsiasi cosa si tratti, Nicolai è una garanzia e la presenza è obbligatoria.
Geschrieben von Jacopo Panfili