Partiamo da un presupposto: un disco degli Electric Wizard non può far schifo. Ciononostante, lo scorso anno non posso nascondere di essere rimasto deluso da “Wizard Bloody Wizard”. Non che sia un album brutto, per carità, però per i fuzz settantiani mi sarei rivolto più volentieri ad altri. È un disco che farebbe la fortuna di qualsiasi altra band, ma da Jus Oborn mi aspetto altro. Dagli Electric Wizard pretendo i brani lunghissimi con riff lentissimi che ti fanno ciondolare il cervello narcotizzato. Se il tuo album più famoso si chiama “Dopethrone”, d’altronde, un po’ te la cerchi. Li ho visti solo una volta, all’Init nel 2011: ricordo che nei mesi successivi ogni mattina mi svegliavo con una playlist che ripercorreva tutta la scaletta del concerto e l’ascoltavo tutta prima di alzarmi, brano per brano. Come se il mammut di Rebibbia tornasse in vita per calpestarmi con riverberi pachidermici ogni giorni. Vi auguro di fare altrettanto stavolta.
Geschrieben von Livio Ghilardi