C’era una volta un gruppo di nome Women, con le sue canzoni (im)perfette sempre in bilico tra un’urgenza latente e claustrofobica e le melodie più sghembe ed emotive che possiate immaginare. Quel gruppo da qualche anno non esiste più e solo a pensarci fa sembrare l’indie rock americano dei Duemila una creatura fascinosa e inafferrabile, di quelle che sanno davvero fondere „pop e sperimentazione“, appartenute a un’altra era. Dopo un tour terminato bruscamente per via di una rissa sul palco e la prematura scomparsa del chitarrista Christopher Reimer, dalle ceneri inquiete della band canadese non potevano che nascere progetti con un’identità quantomeno spiccata.
Se la fama maggiore è toccata ai Viet Cong (oggi Preoccupations), formati dagli ex-Women Matthew Flegel e Michael Wallace, la responsabilità di proseguire attraverso i territori maggiormente impervi, misteriosi e desolati è appannaggio all’animo più tormentato dei Women, Patrick Flegel. Dopo (e durante) le esplosioni di noise-punk compulsivo con il progetto Androginus Mind, Cindy Lee è diventato il catalizzatore del morbido malessere di Flegel. Lande no wave in bianco e nero su cui si stagliano visioni psichedeliche deformi e sfocate, ninne nanne analogiche per incubi ricorrenti, chitarre velvettiane che riecheggiano come dentro filastrocche, secchiate di riverberi in cui affoga una voce androgina e impalpabile: dal doo wop al noise attraverso le linee guida del post punk di scuola Swell Maps, Cindy Lee è insieme luce e ombra, dolore e speranza, devianza e bellezza.
A recuperarne i tre album, pubblicati in tirature limitate e ingiustamente finiti nel dimenticatoio, ci sta pensando la beneamata Maple Death Records in collaborazione con Superior Viaduc, che ha recentemente ristampato l’ultimo, incantevole Malenkost (del 2015). Stasera presentatevi al Fanfulla ricordando che il dio della bassa fedeltà adora il casino, ma solo se è lui a orchestrarlo.
Geschrieben von Chiara Colli