Il piccolo/grande svedese Kristian Matsson deve averci preso gusto nel raccontarsi non solo attraverso il mistero della musica. La componente visiva ormai sembra essere parte del suo processo artistico. E così dopo il progetto “The Light in Demos” (2017), per il nuovo album “When The Bird Sees The Solid Ground” – quinto in carriera, di prossima uscita – ha già realizzato cinque corti dedicati ad altrettante canzoni.
Una camera fissa, lui in primo piano su degli sfondi domestici o naturalistici. Un’intro parlata e poi via, si parte. Il risultato: un po’ clip, un po’ confessionale, molto video diario. Un folk “multimediale”, sempre ancorato alla tradizione americana e alle lezioni magistrali di Dylan, Seeger e Guthrie, ma con un’affabilità da ragazzo della porta accanto, capace di essere evocativo, intimo e potente nello stesso istante.
Matsson è un artista che non ha bisogno di trucchetti o ammiccamenti pop per fare breccia nel cuore della gente. Merito della sua scrittura, interpretazione ma anche dei trascinanti e accorati concerti che contraddistinguono la sua parabola fin dagli esordi, come confermano il calore e il successo dei precedenti passaggi romani.
Geschrieben von Matteo Quinzi