Non importa se a modulare il suono sia il labium o l’ancia, gli strumenti a fiato sono soffio, sono respiro. In questo quarto appuntamento della stagione intitolata DNA, Sentieri Selvaggi ci fa conoscere la varietà di suoni del vento, talvolta dolci e amichevoli, talvolta aspri, difficili o terribili. L’introspezione, la fantasia, la danza. Un programma molto articolato che parte dalla lucida razionalità spigolosa di Charles Worinen per atterrare ai Quattro Valzer di Shostakovic.
La serata, come accade di frequente nelle stagioni della formazione guidata da Carlo Boccadoro, consente di ascoltare brani eseguiti molto raramente. Worinen, Bermel e Arnold sono fuori dai palinsesti italiani da tempo. Con Sonata Humana, Bermen ci porta nel territorio musicale del post-modernismo, una sequenza di suoni e spezzoni di melodie che si susseguono in maniera quasi casuale e scoordinata, come se piano e clarinetto non dialogassero.
Het di Donatoni, del 1990, è forse il brano più complesso e sincero di questo programma. Donatoni, uno dei più grandi compositori italiani, entra qui nell’ultima fase della sua carriera, periodo nel quale la fantasia e l’invenzione scintillante sostituiscono la fase strutturalista e quella esistenzialista.
Con Fantasy di Arnold il concerto procede verso una più confortevole dimensione tonale che viene subito interrotta dalle atmosfere e dai virtuosismi di Lucchetti in Après la pluie les nuages. Gran finale con Shostakovich e i suoi valzer.
Geschrieben von Alberto Bottalico